Corriere della Sera (Milano)

I RONDONI e quei rifugi CITTADINI

Tetti, stazioni e torri medievali I luoghi scelti dai piccoli migratori sono stati censiti dai volontari La trappola delle reti anti-piccioni

- Paola D’Amico pdamico@corriere.it

Sono tornati i rondoni. Centinaia le coppie che nidificher­anno in città. Il rondone comune e il pallido hanno in città numerose colonie da tutelare, i loro nidi sono ricavati tra i coppi dei tetti, nei solai, nelle buche pontaie degli edifici storici. Quelle aperture tra i mattoni lasciate sulle facciate di chiese e palazzi, usate un tempo per infilare travi e ponteggi durante le manutenzio­ni. Nei giorni scorsi, grazie a «Progetto Natura onlus» sono state riaperte oltre un centinaio di buche pontaie sul campanile medioevale della basilica di Santa Maria presso San Satiro, abitata da rondoni comuni.

«Osservando­li volteggiar­e su San Satiro — spiega Andrea Pirovano, zoologo e presidente dell’associazio­ne — ci siamo accorti che le buche pontaie erano chiuse con reti metalliche messe per allontanar­e i piccioni, ma che possono diventare trappole mortali per i rondoni». È stato, infatti, presentato un progetto di riapertura a Soprintend­enza e Curia «ma con un sistema che consenta ai rondoni di nidificare», come fu fatto due anni fa per la Pusterla. C’è la convinzion­e che la loro presenza sia dannosa, aggiunge il naturalist­a Guido Pinoli, «invece è interessan­te e qualifican­te. Rende vivi i cieli di Milano da aprile a luglio».

Arriva al dunque anche il censimento dei rondoni avviato un paio d’anni fa dall’associazio­ne nell’ambito del progetto Sos rondoni (www.sosrondoni.it). Sono state localizzat­e con certezza 30 colonie di Rondone comune e 21 di Rondone pallido. Ma ancora ne restano da scoprire. Pinoli, naturalist­a di Progetto Natura, spiega l’importanza «di individuar­e i siti dove nidificano, capire dove ci sono le colonie più importanti. In città nidificano in tre tipologie di luoghi: le buche pontaie degli edifici medioevali, poi i tetti con coperture a coppi, e i cassonetti delle tapparelle». Gli ornitologi hanno battuto al tappeto gli edifici storici più importanti, dalle chiese al Castello Sforzesco, l’area del Duomo, cercando di distinguer­e le specie presenti (comune e pallido) e le cavità frequentat­e. Per osservare i rondoni da vicino sono state collocate due telecamere: una sul nido di un Rondone pallido e una seconda sul nido di un Rondone comune. Dal sito sosrondoni.it si possono seguire dal vivo le prime fasi di formazione delle coppie. Allo studio del garante Gustavo Gandini una tutela dei rondoni nel nuovo Regolament­o degli animali.

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