Computer con i dati M5S: lo strano furto alla Visverbi
Il colpo «anomalo» a segno nella notte
Colpo nella notte alla «Visverbi», la società di comunicazione che ha come principale cliente Davide Casaleggio, il figlio del fondatore dei 5 Stelle. La stessa azienda, con sede in corso Garibaldi 35, è stata fra i promotori del recente convegno dei grillini a Ivrea. Dagli uffici sono spariti 6 computer, dei Mac, che contenevano dati molto sensibili. Non c’erano sistemi di videosorveglianza. I ladri sono passati da una finestra.
Un indirizzo in una zona centrale, mai deserta nemmeno in lunghe fasi della notte. Eppure, nella notte tra martedì e ieri una banda di ladri è entrata dal retro del civico 35 di corso Garibaldi con l’obiettivo di colpire due uffici collocati uno al piano terra e l’altro al primo piano. Quest’ultimo ospita la sede della «Visverbi», una società di comunicazione e promozione mediatica vicina professionalmente «ma non politicamente», come ha spesso ripetuto la titolare, al Movimento 5 Stelle. Dalla «Visverbi» sono spariti sei computer, dei Mac. Quei pc contenevano dati sensibili che, è plausibile ipotizzare, sono collegati agli stessi Grillini e in particolare a Davide Casaleggio, il quale è in ottimi rapporti empatici e di collaborazione con i professionisti di corso Garibaldi ed è il cliente principale della «Visverbi», fra gli organizzatori del recente convegno del Movimento a Ivrea. La società assiste quasi con il ruolo di agente anche molti giornalisti che appaiono in televisione.
Dell’indagine si occupano i carabinieri. I «colpi» in uffici non sono una rarità, a Milano, non fosse altro per l’alta densità di studi di vario ordine e tipo. Ma l’incursione dell’altra notte, avvenuta con l’ingresso da una finestra, è particolarmente «monitorata». Il primo dato oggettivo emerso dai riscontri della mattinata (l’allarme è stato dato dalla proprietaria intorno alle 10) e dalle testimonianze raccolte sul posto dal Corriere, porta a ricostruire, come detto, l’entrata non dal portone che affaccia sul corso bensì da dietro, forse con il passaggio attraverso altri palazzi. Da quanto visto in coincidenza del tragitto dei ladri (almeno tre contando esecutori materiali e «palo»), non ci sarebbe un impianto di videosorveglianza che possa fornire elementi utili ai carabinieri. Probabile che gli «specialisti» in azione sapessero del «buco» e abbiano appositamente scelto quel percorso. Se c’era un sistema di allarme a difesa della «Visverbi», non ha funzionato oppure è stato subito messo fuori uso: nel condominio e in quelli attigui nessuno avrebbe sentito nulla. Sotto la «Visverbi», al piano terra, c’è un’altra società, la «Rota & Jorfida», attiva in identici settori, la comunicazione e le pubbliche relazioni (nessun legame tra le due aziende) ugualmente visitata dalla banda e sguarnita di una difesa di telecamere. Qui i computer asportati sarebbero di meno, tre o due, ma allo stesso tempo conterebbero informazioni di «particolari» clienti. Forse quest’azione alla «Rota & Jorfida» è stata un depistaggio per coprire il vero fine dell’incursione, per appunto la «Visverbi». Lo diranno le indagini, condotte dalla Compagnia Duomo. In corso Garibaldi ieri hanno lavorato a lungo gli uomini della Scientifica. Sono state cercate impronte in coincidenza della finestra della «Visverbi» e della porta-finestra forzata della «Rota e Jorfida».
Nelle due sedi non sarebbero stati rubati altri oggetti. I ladri non avrebbero lasciato residui nitidi, a conferma del livello «professionale» e della preparazione del «colpo». Un percorso parallelo ha mosso gli investigatori sul fronte delle celle agganciate da eventuali telefonini, ammesso che non siano del tipo usa-e-getta e quindi già «bruciati». Poi, estendendo a raggiera la scena del crimine, ovvero mappando l’intero corso Garibaldi e le viette attorno così come, alle spalle, via Legnano, i carabinieri hanno cercato i filmati di telecamere in funzione, per poter rintracciare le mosse di avvicinamento al palazzo di corso Garibaldi 35 e le direzioni di fuga.
Il «colpo»
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