Oriani Mazzini, la scuola festeggia i nuovi italiani
Alla Oriani Mazzini cerimonia per la cittadinanza di 20 studenti. Il preside: in municipio nessuna solennità
Una festa a scuola in onore dei venti studenti che da poco hanno conquistato la cittadinanza italiana. «Riceveranno in regalo dai compagni la Costituzione. Sarà un momento solenne, tutto per loro», racconta Marco Fassino, dirigente scolastico dell’istituto Oriani Mazzini che ha avuto l’idea e domani inaugurerà la cerimonia. Una novità a Milano, con tanto di tricolore, discorsi e applausi.
«I ragazzi ci raccontano che in Comune il rito è sbrigativo, rispetto alle loro attese. Restano un po’ delusi. In fondo nella loro vita è un passaggio importante», spiega il preside. Tantissime scuole hanno ormai corsi di diritto alla cittadinanza; ora l’evento ad hoc con festeggiati che hanno radici nei cinque i continenti.
«Te ne accorgi per la prima volta quando la classe va in gita all’estero e il prof dice: “Per te è un problema, hai solo il passaporto straniero” — racconta Naoka Fernando, mamma filippina e papà dello Sri Lanka —. Lì capisci di essere in un limbo». Certo non è un pezzo di carta che testimonia quello che sei, «ma il documento serve per viaggiare in Europa come tutti i ragazzi», annuisce Humaira Riaz, del Pakistan.
Qualcuno, tra loro, ha conservato la doppia cittadinanza, altri hanno rinunciato a quella d’origine per avere quella italiana. «Adesso potrò votare», sorride Alessia Juaneza, nonni nelle Filippine.
Dentro le loro stesse case ci sono disparità, paradossi: «Io ho la cittadinanza ma i fratelli no», alza gli occhi Mame Diara Dieng, dal Senegal. Mentre Asma Jaaiddane, dal Marocco, timidamente aggiunge: «Se sul treno qualcuno mi osserva a lungo, e magari storto, io lo dico ad alta voce, che sono italiana». I suoi compagni la prendono affettuosamente in giro: «Non è possibile sentirsi discriminati nel 2018», è sicura Fatma Kocakgol, che a casa parla turco. «A scuola insistono: l’origine straniera è una ricchezza», sottolinea Alizeta Tiemtore, papà del Burkina Faso e mamma della Guinea. «Lo Ius soli era stato approvato alla Camera nel 2015 ma poi si è arenato al Senato», precisa Matteo Calliricos, dal Perù. E la sua «vicina» Carolina Inaguazo, dall’Equador: «Potevano darcela prima, questa cittadinanza. Comunque ora festeggiamo!».