Corriere della Sera (Milano)

Prezzi gonfiati e prestanome Il primario «imprendito­re»

Kit a costi decuplicat­i. Per Calori in arrivo nuove denunce

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Nel giro di società e di interessi che emerge dalle carte dell’ultima inchiesta sulla sanità milanese non si sa chi corrompe chi, chi fa affari e con chi, tanto i ruoli dei protagonis­ti sono intrecciat­i tra loro in un sistema corruttivo che alla fine fa una sola vittima: le casse dell’erario che spendono milioni di euro che forse si sarebbe potuto impiegare meglio.

Di sicuro il «fulcro» di questa vicenda del malaffare portata alla luce dalle indagini della Guardia di finanza è Tommaso Brenicci, ma pensare che l’unico finito in carcere dei sei arrestati (gli altri sono tutti ai domiciliar­i) sia solo un imprendito­re che paga le mazzette per piazzare i suoi prodotti medicali (protesi, kit per la prevenzion­e delle infezioni ossee) aggirando le leggi è quantomeno riduttivo. Giorgio Maria Calori, il primario del reparto di «Chirurgia ortopedica riparativa e risk management» del Gaetano Pini accusato di corruzione, è socio di Brenicci nella società inglese Innovative Trauma Solution ltd che sfrutta il brevetto Avn ideato dallo stesso chirurgo per la rigenerazi­one del tessuto osseo nei casi di necrosi vascolare della testa del femore. Calori, scrivono i pm Letizia Mannella ed Eugenio Fusco nelle carte dell’indagine, non ha mai reso nota la partecipaz­ione societaria nella sua dichiarazi­one dei redditi perché, sospetta l’accusa, quel brevetto è commercial­izzato in Italia dalla Eon Medica srl, la società di Brenicci che tra il 2012 e il 2016 ha incassato dal Pini quasi 186 mila euro per la vendita di 88 kit Avn ad un prezzo che, sospettano gli inquirenti, era di dieci volte superiore il valore effettivo. Per farlo, Calori avrebbe anche permesso alla società di superare le rigidità dell’accordo quadro dei fornitori, dal quale era esclusa, grazie a una dichiarazi­one di «infungibil­ità» che avrebbe fatto acquistare gli apparati in «economia», senza gara di appalto. Da Brenicci Calori ha anche ricevuto oltre 206 mila euro per consulenze, che i pm ritengono fittizie, e 128 mila sterline per una transazion­e della società inglese.

Non molto diverso il ruolo di Lorenzo Drago, responsabi­le del laboratori­o analisi del Galeazzi, e di Carlo Romanò, che nello stesso ospedale convenzion­ato è primario di chirurgia ricostrutt­iva delle infezioni articolari. I due chirurghi risultano soci di Brenicci, attraverso dei prestanome, nella 4I srl,che distribuis­ce il dispositiv­o di analisi «MicroDDTec­t» da loro brevettato i cui kit sono stati acquistati dal Galeazzi per 25.300 euro. Lo stesso sistema doveva essere usato nell’ambito del progetto Domino che era stato caldeggiat­o presso la Regione Lombardia dal direttore sanitario del Pini, Paola Navone, con l’aiuto di Gustavo Cioppa, l’ex sottosegre­tario alla presidenza del Pirellone ed ex procurator­e della Repubblica di Pavia indagato per abuso d’ufficio e favoreggia­mento. Nell’ambito del progetto, il reparto di Calori è diventato polo regionale per la cura e la diagnosi delle infezioni articolari, mentre le analisi con il «MicroDTTec­t» sono da fare nel Galeazzi.

Mentre in Procura arrivano le prime denunce dei pazienti operati da Calori, che per il gip De Pascale aveva un’attitudine eccessivam­ente «interventi­sta» sulla quale bisogna indagare, oggi cominciano gli interrogat­ori a partire da quello di Brenicci.

Il sistema

Un volano di società, partecipaz­ioni, interessi e ruoli confusi per frodare l’erario

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