Corriere della Sera (Milano)

Presa la gang del «gordo» «Finti corrieri, predoni veri»

Banda di peruviani

- A.Ga.

Sono cinque e due hanno lo stesso soprannome: «gordo», ciccione. Tutti peruviani, si fingevano corrieri e in realtà erano predoni. L’inchiesta della Compagnia di Sesto San Giovanni coordinata dal procurator­e David Monti ha accertato (ma solo per il momento) sette colpi che hanno fruttato in ordine sparso computer, cellulari, capi di abbigliame­nto, modem, stampanti, vestiti e buoni pasto. I peruviani, che vanno dai 27 ai 45 anni d’età e abitano tra piazza Tirana, via Cavezzali e Cologno Monzese, si spacciavan­o per dipendenti di ditte di spedizioni con adeguata preparazio­ne: divise delle autentiche aziende di corrieri, basisti all’interno di quelle società e furgoni, a volte con targhe estere. Uno dei colpi è avvenuto alla Confcommer­cio di corso Venezia. Un balordo si era presentato con la scusa di dover ritirare un pacco poco prima consegnato per errore e al cui interno non c’erano, come invece c’erano, ticket restaurant per un valore di 58mila euro. Analogo modus operandi aveva permesso alla banda di ritirare altri buoni pasto all’istituto auxologico di Cusano Milanino. E ugualmente era successo, alla Canon italia di Cernusco sul Naviglio: avevano depredato 30 pc. L’indagine dei carabinier­i è partita dall’incrocio fra le immagini delle telecamere interne, le celle agganciate dai cellulari e il profilo di ogni singolo dipendente delle aziende di corrieri per stanare il traditore. S’ipotizza un «bottino» totale di 300mila euro, che permetteva ai peruviani la bella vita. In un’intercetta­zione, uno dei cinque, Carlos Alberto Mattos Verdi, un perditempo che non ha mai lavorato in vita sua, spiegava che si sarebbe fatto una vacanza a Nizza e si sarebbe allungato fino in Perù, dove avrebbe trascorso un mese e mezzo per abbracciar­e gli amati parenti e «far calmare le acque». Dopodiché sarebbe tornato; qualche altro furto ancora e si sarebbe ritirato definitiva­mente in Sudamerica. Se l’obiettivo del peruviano, uno dei due chiamati «gordo», resta quello, dovrà prima aspettare di uscire di galera.

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Telecamere L’ingresso del finto corriere in Confcommer­cio

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