CHIUDE UN GLORIOSO ISTITUTO MA C’È CHI NON SI ARRENDE
Caro Schiavi, avevo segnalato nei mesi scorsi le vicende di Isap, il glorioso Istituto di ricerca sulle pubbliche amministrazioni di Piazza Castello. Il Comune di Milano con una recente delibera ha confermato la scelta dello scioglimento, motivata essenzialmente da ragioni di contenimento della spesa. Mi pare paradossale che in una città che si appresta a spendere decine di milioni di euro nella riapertura dei Navigli, diventi strategico il risparmio di poche decine di migliaia di euro all’anno.
Mi auguro che la neonata associazione degli amici di Isap riesca a ottenere il doveroso ripensamento degli amministratori, anche perché l’obiettivo di avere una pubblica amministrazione più efficiente e meno burocratizzata è insieme la missione dell’Istituto e l’auspicio di tutti i cittadini milanesi e non.
Isap è del resto un esempio di buona amministrazione, visto che nell’ultimo decennio è riuscito a corrispondere al Comune importi per la locazione della sede maggiori dei contributi ricevuti dallo stesso Comune. Per una biblioteca e un centro di ricerca senza scopo di lucro, un fatto del tutto eccezionale. L’appello della neonata associazione di sostenitori (tra i fondatori figurano il rettore dell’Università di Pavia Fabio Rugge, il rettore dell’Università Lumsa di Roma Francesco Bonini, l’ex ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi, vari docenti di materie giuridiche, storiche ed economiche, oltre a liberi professionisti, come Francesca Trimarchi e Maria Paola Viviani Schlein) serve ad assicurare la continuità e il potenziamento dell’attività dell’Istituto, che — ripeto — ha costituito e tuttora costituisce un’eccellenza nel panorama scientifico e culturale, nazionale e internazionale, non solo per gli studi che ha condotto e conduce nelle scienze dell’amministrazione pubblica e della storia dell’amministrazione pubblica, ma anche per la produzione editoriale presso le case editrici il Mulino e Giuffrè. Dell’Istituto è parte essenziale anche la biblioteca di Piazza Castello, con oltre 15 mila volumi e con la collezione (dal 1960 a oggi) di 602 testate di periodici, di cui 331 italiane e 271 straniere.
Caro Fantigrossi, Posso soltanto augurare all’Istituto di ricerca di trovare i finanziamenti necessari (la Regione ha garantito un aiuto) a non chiudere i battenti. Milano è una città che cresce con la ricerca e l’innovazione: chi si batte per questo deve essere sostenuto.