Inaugurazione
Palazzo Citterio apre al pubblico Visite guidate da martedì aspettando la «Grande Brera»
Ci sono voluti quarant’anni e 23 milioni di euro, ma il gran giorno è arrivato e ieri è stata messa la parola fine ai lavori di Palazzo Citterio, l’edificio che, unito alla Pinacoteca, andrà a costituire la «Grande Brera». Dal 18 al 20 aprile, dalle 17.30 alle 20, sarà aperto al pubblico con visite guidate per tutti i milanesi che vorranno curiosare prima dell’apertura definitiva fissata per il prossimo novembre con una mostra organizzata dal direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne. Intitolata «Brera ascolta», raccoglierà i suggerimenti dei visitatori sul futuro allestimento delle opere del XX secolo destinate appunto a Palazzo Citterio. La parte più spettacolare del restauro dell’edificio è il sotterraneo progettato da James Stirling: da solo conferisce carattere all’intero museo e infatti ne è subito diventato l’immagine simbolo. Poi si cambia temperatura e attraverso scale si arriva alle sale bianche con i tubi a vista nel soffitto (simil Beaubourg); infine, nuovo cambio stilistico, e improvvisamente il visitatore procede nelle stanze storiche con stucchi, parquet e persino una grande stanza da bagno in marmo rosa che fa parte del percorso.
Ieri, alla presentazione alla stampa, c’erano tutti: ex ed attuali sovrintendenti; la sottosegretaria del ministero dei Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni; ex ministri, architetti, assessori, storici dell’arte. Ma fra tutti il più entusiasta è stato il sindaco Beppe Sala: «È bellissimo», ha sintetizzato al termine della visita. «È un palazzo simbolo della città perché mette insieme antico e contemporaneo». Il progetto appare infatti come la ricucitura di degli interventi che si sono susseguiti in quarant’anni di progetti approvati, cassati, cominciati e interrotti. L’architetto Giovanni Carbonara ha spiegato che «Nel restauro sono state applicate soluzioni diverse: dalla conservazione alla reintegrazione, una pluralità di forme di intervento rispettose della stratificazione storica dell’edificio». «La questione sembrava irrisolvibile e invece ha finalmente trovato il suo buon esito», ha commentato l’ex ministro Lorenzo Ornaghi. Marco Minoia, che ha gestito la fase di esecuzione dei lavori per il Ministero, ha sottolineato soprattutto la velocità: soli 31 mesi di cantiere. Dopo i collaudi, sarà lui a consegnare entro giugno il Palazzo a Bradburne, il quale si è astenuto da ogni commento. Dai colleghi che nel passato hanno ricoperto il suo stesso ruolo sono state espresse invece preoccupazioni. Maria Teresa Fiorio ha apprezzato lo sforzo di ricucitura «Ma vedremo se funziona per esporci le opere». Carlo Bertelli pensa che una soluzione potrebbe essere liberare il più possibile gli spazi della Pinacoteca e spostare a Palazzo Citterio biblioteca, depositi, restauro, mostre, accoglienza. L’architetto Mario Bellini ha apprezzato il giardino: «Prima della sistemazione era un piccolo spazio, ora è diventato un polmone verde della città». Adesso tutti gli occhi sono puntati su Bradburne che dovrà fare del Palazzo un museo di arte moderna.
L’entusiasmo di Sala «È bellissimo: un simbolo per la città» Critici gli ex direttori della Pinacoteca