Pau dei Negrita «La crisi è alle spalle»
Il cantante Pau: «La maledetta provincia alla fine è stata la nostra salvezza»
Domani approderanno al Forum con il loro nuovo disco «Desert Yacht Club» (via Di Vittorio 6, Assago, ore 21, €
34,50-51,75), ma per i Negrita questo tour non era affatto scontato: a 24 anni dall’uscita del primo disco omonimo — quello dell’hit «Cambio» — la band toscana ha raccontato di aver sfiorato lo scioglimento. «Per fortuna si è risolto tutto», commenta il cantante Paolo «Pau» Bruni. «E forse in questo ci ha aiutati l’essere rimasti a vivere in provincia, fuori Arezzo. In quella provincia a volte maledetta, ma che in genere aiuta a preservare certi legami decennali più della città». Dice di averlo «sudato» questo album, il 50enne Pau, che ricorda di quando, a metà anni 90, aveva pensato di trasferirsi con il gruppo a Milano. «Poi restammo nel nostro habitat, sarà l’allergia all’asfalto, ma quello fu il periodo in cui Milano diventò la nostra seconda casa, quale è tuttora», spiega il leader dei Negrita. Che ricorda: «Ci si trovava negli studi del Jungle Sound con i Ritmo Tribale, i Karma, gli Afterhours, i Casino Royale, i Quartiere Latino. Ed era un momento particolare, perché le major avevano iniziato a interessarsi a noi che arrivavamo dall’underground, c’era il sentore che stesse accadendo qualcosa». Lo dice con un filo di rammarico, poi prosegue: «Qualcosa, in effetti, è successo, fu allora che esplosero gruppi che sono ancora qui: noi, gli Afterhours… Ma tanti altri nel giro di qualche anno sono scomparsi».
In «Desert Yacht Club» c’è un brano ispirato in parte a tutto ciò, «Milano stanotte». Per il resto il disco ricalca l’ormai noto stile dei Negrita, presentandosi come un mix di rock, funk, reggae, ritmi latini, con in più un tocco di elettronica e un duetto con il rapper Ensi. «Volevamo passare del tempo assieme, così ci siamo messi su un furgone e abbiamo girato per la California. Il titolo è il nome di un resort nel deserto del Joshua Tree, dove ci siamo rifugiati per un po’: un posto assurdo, con camper, roulotte cromate e container in mezzo al nulla, dove abbiamo ritrovato una chimica che ci ha riportati alla musica».