Corriere della Sera (Milano)

«Qualcuno si è messo di traverso»

- di Simona Ravizza

«Se non posso andare a vedere come rubano, come posso fare prevenzion­e?». Giovanna Ceribelli, la commercial­ista che ha fatto scoppiare l’inchiesta Smile finita con l’arresto del leghista Fabio Rizzi, spiega i limiti dell’Anticorruz­ione lombarda: «Maroni promise che ci avrebbe assegnato poteri ispettivi. Poi qualcuno si è messo di traverso...».

«Se non posso andare a vedere come rubano, come posso fare prevenzion­e?». Giovanna Ceribelli, la commercial­ista di Caprino Bergamasco che ha fatto scoppiare l’inchiesta Smile finita con l’arresto del leghista Fabio Rizzi, non tollera sentire dire che l’Anticorruz­ione lombarda non serve a niente, però ne ammette tutti i limiti: «Io ho sempre spiegato all’allora governator­e Roberto Maroni che ci servono poteri ispettivi. Lui mi aveva assicurato che ce li avrebbe concessi, ma poi qualcuno si è messo di traverso...».

Chi?

«Adesso non voglio sollevare l’ennesima polemica, ma al momento opportuno lo dirò».

Cosa manca all’Anticorruz­ione per funzionare davvero?

«Noi dobbiamo potere avere documenti freschi, non raccolti a tavolino. È ovvio che se io chiedo a un ospedale di mandarmi degli atti, senza potere controllar­e sul posto, mi possono spedire quelli che vogliono per dimostrare che tutto è in regola. Lo stesso vale se andiamo in un posto dopo che chi di dovere è stato avvisato del nostro arrivo...». Il problema è anche la scarsa autonomia rispetto a Regione Lombardia?

«Proprio così. Ribadisco quello già scritto nella relazione: tra controllor­e e controllat­o non possono esserci connession­i».

Ma ci sarà un risultato ottenuto nei mesi di lavoro ad Arac che la rende orgogliosa.

«Più d’uno. A iniziare dall’inchiesta sul Parco Adda Nord che ha svelato un intreccio di malaffare ed è finita con degli avvisi di garanzia emessi dalla Procura. Ma io sono sicura che potremmo fare di più, se non avessimo le mani legate».

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