«Qualcuno si è messo di traverso»
«Se non posso andare a vedere come rubano, come posso fare prevenzione?». Giovanna Ceribelli, la commercialista che ha fatto scoppiare l’inchiesta Smile finita con l’arresto del leghista Fabio Rizzi, spiega i limiti dell’Anticorruzione lombarda: «Maroni promise che ci avrebbe assegnato poteri ispettivi. Poi qualcuno si è messo di traverso...».
«Se non posso andare a vedere come rubano, come posso fare prevenzione?». Giovanna Ceribelli, la commercialista di Caprino Bergamasco che ha fatto scoppiare l’inchiesta Smile finita con l’arresto del leghista Fabio Rizzi, non tollera sentire dire che l’Anticorruzione lombarda non serve a niente, però ne ammette tutti i limiti: «Io ho sempre spiegato all’allora governatore Roberto Maroni che ci servono poteri ispettivi. Lui mi aveva assicurato che ce li avrebbe concessi, ma poi qualcuno si è messo di traverso...».
Chi?
«Adesso non voglio sollevare l’ennesima polemica, ma al momento opportuno lo dirò».
Cosa manca all’Anticorruzione per funzionare davvero?
«Noi dobbiamo potere avere documenti freschi, non raccolti a tavolino. È ovvio che se io chiedo a un ospedale di mandarmi degli atti, senza potere controllare sul posto, mi possono spedire quelli che vogliono per dimostrare che tutto è in regola. Lo stesso vale se andiamo in un posto dopo che chi di dovere è stato avvisato del nostro arrivo...». Il problema è anche la scarsa autonomia rispetto a Regione Lombardia?
«Proprio così. Ribadisco quello già scritto nella relazione: tra controllore e controllato non possono esserci connessioni».
Ma ci sarà un risultato ottenuto nei mesi di lavoro ad Arac che la rende orgogliosa.
«Più d’uno. A iniziare dall’inchiesta sul Parco Adda Nord che ha svelato un intreccio di malaffare ed è finita con degli avvisi di garanzia emessi dalla Procura. Ma io sono sicura che potremmo fare di più, se non avessimo le mani legate».