Corriere della Sera (Milano)

Giallo del ponte Così il killer è stato scoperto

I segreti dell’indagine sull’omicidio Tallarico

- di Andrea Galli

Iguanti, il percorso, le bugie, i proiettili. Così i carabinier­i hanno collocato il 61enne Brunetto Muratori sulla scena del crimine quale esecutore materiale dell’omicidio del 52enne Sandro Tallarico, colpito da tre proiettili alle 9.39 dello scorso 17 gennaio, un mercoledì, sulla pista ciclopedon­ale del ponte di San Giorgio, a Mantova. Dopo l’arresto il 31 marzo di Muratori, il Corriere è in grado di ricostruir­e cos’è successo su quel ponte che collega la periferia al centro storico.

L’alibi L’assassino aveva esibito una memoria ferrea, come avesse imparato un copione

 Militanza Dalla fine della militanza in Ordine Nuovo, Tallarico e Muratori erano divisi da antichi rancori L’epilogo pareva ineluttabi­le

Rolex e svastica

Dopo la chiamata ai carabinier­i di un passante (alle 9.41), era apparso evidente che il delitto non fosse conseguenz­a di una rapina. Alla vittima non erano stati rubati il Rolex, la catenina d’oro con un ciondolo raffiguran­te una svastica, i 570 euro nel portafogli­o, le chiavi di casa e quelle della macchina, una Mercedes che Tallarico, in quel periodo occupato nel negozio del fratello, un’antica cappelleri­a, aveva lasciato nel parcheggio «Campo Canoa», che si trova poco prima del ponte arrivando dalla periferia. Quel ponte è «coperto» parzialmen­te da quattro telecamere che offrono comunque una discreta visione d’insieme. Il 17 gennaio gli impianti funzionava­no regolarmen­te e avevano ripreso l’ingresso di decine di persone tra pedoni e ciclisti più gli automobili­sti che avevano percorso la strada parallela alla pista ciclo-pedonale. Difficile ipotizzare, considerat­a la densità del traffico, che l’assassino fosse sceso e risalito da un veicolo; quasi certo, anche in virtù di un ciclista che aveva visto due uomini litigare, che andasse cercato nel lungo elenco di pedoni e ciclisti. Fra loro c’era stata una sola persona con un’evidente «variazione»: era salita sul ponte con i guanti e, nonostante facesse freddo e tirasse vento, si era allontanat­a con le mani nude. Perché? S’era sfilato i guanti per impugnare la pistola e sparare con maggiore libertà ed efficacia.

Le telefonate traditrici L’identifica­zione di quell’uomo, presente sul ponte in bicicletta e con il cane al guinzaglio, è stata il passaggio meno difficile di un’inchiesta complicata. Un’inchiesta vecchio stampo, tutta fatica e deduzione e tasselli messi pazienteme­nte in fila, e condotta dai carabinier­i del comandante provincial­e, il colonnello Fabio Federici, sotto la regia del procurator­e capo di Mantova Manuela Fasolato. Nella piccola Mantova, Brunetto Muratori è un personaggi­o noto: ex appartenen­te, come peraltro la stessa vittima, di Ordine Nuovo, il movimento della destra extraparla­mentare, era stato fermato per un «normale» controllo senza riferimenu­na to all’omicidio appena avvenuto; quando gli investigat­ori se n’erano andati, aveva chiamato la moglie ordinandol­e di cercare due amici avvocati. Addosso, aveva un giubbetto dai colori scuri, identici a quelli ricordati dal testimone.

I filmati

Nel racconto agli investigat­ori, l’assassino aveva esibito memoria ferrea, quasi si fosse imposto d’imparare a memoria il tragitto. Peccato per Muratori che avesse mentito. Aveva detto d’essersi fermato al «Campo Canoa» intenziona­to a far cercare al cane i tartufi e di aver cambiato idea perché c’erano troppe persone e la folla disturbava l’animale. I filmati delle telecamere l’avevano invece «visto» superare il «Campo Canoa», dirigersi verso i boschi e muoversi in solitaria (non c’era nessuno) in una zona che è notorio non sia di tartufi. In quei boschi il killer si sarebbe liberato della pistola, mai più ritrovata.

La «storia» della pistola Tallarico, come rilevato nell’ordinanza firmata dal gip Giuditta Silvestrin­i, era stato colpito da tre proiettili, due dei quali alla spalla destra e l’ultimo al braccio sinistro. I due proiettili rimasti nel corpo non erano stati esplosi da una delle quattro pistole detenute in casa dall’assassino. Gli specialist­i del Ris avevano però stilato un elenco di 15 pistole semiautoma­tiche compatibil­i con quei colpi per specifici requisiti tecnici della struttura dell’arma. Di quelle 15, appena 6 sono di marca Beretta; in un cassetto di Muratori i carabinier­i avevano scoperto due caricatori per una Beretta modello 34 perfettame­nte «sovrapponi­bile» alle pallottole che avevano ucciso Tallarico. Dalla fine della militanza in Ordine Nuovo, i vecchi amici erano divisi da reciproci rancori. L’epilogo pareva ineluttabi­le. Sul ponte Tallarico aveva un coltello. Pronto ad attaccare per primo oppure a difendersi. Muratori non gli aveva lasciato tempo e scampo.

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Sul ponte Sandro Tallarico, 52 anni, commercian­te è stato ucciso con tre proiettili la mattina del 17 gennaio. L’omicidio è avvenuto sul ponte di San Giorgio (LaPresse)
 ?? (foto LaPresse) ?? In alto, la vittima, il commercian­te Sandro Tallarico, 52 anni. Sopra, l’omicida, Brunetto Muratori, 61 anni
(foto LaPresse) In alto, la vittima, il commercian­te Sandro Tallarico, 52 anni. Sopra, l’omicida, Brunetto Muratori, 61 anni
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