Un design «concreto» da 8,5 miliardi
Legno, arredi e luci: i numeri record dell’industria lombarda al Salone. «È la Serie A»
Martedì parte il Salone del mobile, quest’anno con la biennale di cucina e bagno. In tempi di un design sempre più eclettico e dai confini «sfumati», il punto di partenza per valutare le performance del settore non può che essere l’«industria Salone», il comparto Legno e Arredo (con mobili e illuminazione). Il presidente di Federlegno-Arredo, Emanuele Orsini: «La Lombardia è la Serie A».
Oggi si disegnano mobili, arredi, tecnologie, ma anche progetti, idee, intere filiere (non solo) produttive. Ergo definire il design alla vigilia del Salone 2018 è uno sport rischioso che si perde in un universo di professionalità dai confini incerti. Ogni anno infatti cresce il numero delle scuole di design in tutto il mondo e così i designer in cerca di lavoro. Meglio dunque concentrarsi sul design tradizionale, quello del Salone del mobile, rappresentato dal settore Legno e arredo, che include mobili e illuminazioni. Un «tesoro» da 41,5 miliardi in Italia, in aumento del 2%, che si presenta a Rho per rilanciare un’azione di sistema e iniziative politiche come il «bonus mobili» (con la detrazione Irpef al 50% per chi li acquista). Un «incentivo all’economia reale — per Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo (che tramite la FA Eventi spa promuove e organizza il Salone) — che ha funzionato, creando un gettito di 400 milioni di euro da soli 80 spesi». La Lombardia si conferma «la Champions league» del settore, dice Orsini, una regione dinamica dove la filiera legno, mobili e luci conta per il 25% della produzione nazionale, 8,5 miliardi di euro così divisi: legno (2,7), mobile (4,4) e illuminazione (1,4). Un fatturato quasi interamente prodotto (al 91%) dal 26% delle imprese, dato che dimostra come il tessuto produttivo regionale presenti tante piccole imprese artigiane, trainate da poche grandi realtà industriali. «È un sistema in salute — spiega il docente alla Bocconi e consulente d’azienda, Antonio Catalani —. Troppo a lungo si è determinato il paradigma per cui le aziende devono essere grandi. Non è sempre vero. In manifattura, la varietà è l’ecosistema necessario alla competizione interna e alla specializzazione che rendono il settore efficiente».
Cuore dell’«industria Salone» è l’artigianato, oltre 2.600 imprese del design in città di cui 1.334 designer con molte donne (il 20%) e giovani (il 9%). «Siamo la capitale del design — spiega Marco Accornero (Unione Artigiani) —, i professionisti sono cresciuti del 3%. Ottimisti, ma ora servono investimenti e lavoro».
La rete Arriviamo alla fiera dopo una buona annata L’obiettivo è fare sistema: le grandi aziende fanno da traino alle piccole eccellenze
Fiore all’occhiello di tutto il comparto è il commercio estero, 14,3 miliardi totali (+5,4% verso la Francia, +4,1 verso gli Usa, primo Paese extra Ue, +36,6% verso la Cina), in Lombardia in particolare per il comparto Mobili (2,6 miliardi di esportazioni, il 60% della produzione). La regione conta quasi la metà delle esportazioni in Svizzera, e quasi un terzo di quelle negli Stati Uniti. Crescono anche gli affari esteri del legno (anche se minori delle importazioni) e dell’illuminazione (820 milioni di export) sempre con Francia, Germania e Svizzera ancora in prima linea.
Nodo lavoro. Orsini si dice positivo sul tema della sostituzione dei «24 mila lavoratori in uscita entro il 2020» che «verranno sostituiti da 31 mila giovani», sottolineando l’importanza dell’industria 4.0 e degli investimenti in ricerca, sviluppo e rinnovamento stabilimenti, cresciuti al 4,2% del fatturato, in media, tra le aziende italiane. «L’integrazione tra manifattura e cultura digitale è un punto chiave — conclude Catalani —. Servono visioni critiche e lungimiranti: chi investe, ha buone chance di successo».