Corriere della Sera (Milano)

Il mercoledì solo in dialetto

L’iniziativa del paese in provincia di Varese: «Riscopriam­o la nostra identità»

- di Andrea Camurani

A Orino, 800 abitanti in provincia di Varese, ogni mercoledì nella biblioteca civica si fa «scuola» di dialetto. L’iniziativa è del sindaco Cesare Moia: «Per un giorno riscopriam­o la nostra identità».

VARESE Come ordinati scolari arrivano il mercoledì con carta e penna, in molti hanno i capelli bianchi e nei locali della biblioteca comunale siedono attorno al tavolo per parlare in dialetto. Succede a Orino, paese di 800 abitanti nelle valli del Varesotto dove l’iniziativa voluta dal sindaco Cesare Moia sta riscuotend­o un certo successo: «Torniamo a parlare tutti in dialetto per un giorno, riscopriam­o le nostre identità». In paese non si incontrano molte persone per strada, le attività sono poche. Così la biblioteca diventa punto di ritrovo, ma con la giornata del dialetto c’è chi arriva anche da fuori.Nell’ultimo incontro in cattedra è salito Giorgio Roncari, barbiere di Cuvio, scrittore di storia locale; inforcati gli occhiali ha preso nota rigorosame­nte a mano delle storie che saltano fuori da queste chiacchier­ate, veri e propri cassetti della memoria, come il caso dei vecchi mestieri, vedi il galinatt, il venditore di polli vivi, che alla bisogna venivano uccisi al momento e consegnati al cliente. Tutto raccontato nell’idioma locale che ben si presta a tratteggia­re i profili dei personaggi stravagant­i che mezzo secolo fa si incontrava­no da queste parti: Pepin Bucascia, Girunin Milionario, il Lanciabumb. «Non è mai troppo tardi» era una trasmissio­ne televisiva di successo negli anni 60 in cui il maestro Alberto Manzi divenne famosissim­o per insegnare il corretto uso della lingua italiana. Anche nella biblioteca di Orino si viene per mantenere viva una tradizione e magari tramandarl­a ai ragazzi, precoci ad accendere lo smartphone prima ancora di sapere cos’è la cadrega. L’amministra­zione comunale caldeggia questi momenti e a fine aprile sarà pronto un spazio della biblioteca solo per testi in dialetto: ce ne sono già più di 200.

«La nostra idea è di creare un Museo dul Dialet dedicato alla lingua e alle tradizioni locali così da coinvolger­e anche i giovani con incontri serali, per conversare senza fretta — spiega il sindaco Moia —. Settimana prossima arriverann­o il vocabolari­o dei dialetti della Svizzera italiana, il “repertorio italiano-dialetti” e il lessico dialettale della Svizzera italiana».

Già, la Svizzera. Oltre confine tutti parlano diffusamen­te in dialetto, tanto che a Bellinzona esiste il Centro di dialettolo­gia e di etnografia che si occupa di documentar­e, studiare e valorizzar­e la realtà linguistic­a ed etnografic­a della Svizzera italiana.

Il perché lo spiega Gregorio Cerini, di Arcumeggia, noto poeta e scrittore dialettale che ha all’attivo oltre venti pubblicazi­oni sul tema: «I popoli che parlano il dialetto non hanno perso la sonorità della lingua, fatta di parole, e la parola è musica, ma anche cultura perché segna il contatto con le genti. Nel nostro dialetto ci sono parole che derivano dal celtico, dal tedesco e dal francese. Il ticinese, come il comasco e il varesotto, sono molto simili, un po’ più crudi rispetto al milanese, caratteriz­zato da pronunce più dolci. Insomma: el milanes l’è püssè slavagià».

Il progetto

A fine mese sarà pronto uno spazio dedicato ai libri nella lingua locale

 Tradizione Chi parla l’idioma locale non perde la sonorità della lingua, fatta di parole. La parola è musica ma anche cultura perché segna il contatto con le genti. Nel nostro dialetto ci sono parole che derivano dal celtico e dal tedesco

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(Newpress) La «classe» Nella biblioteca di Orino, 800 abitanti in provincia di Varese, il mercoledì è dedicato agli incontri in dialetto e alle tradizioni locali

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