«Materiale non sostituibile» Il metodo del dottor Calori per saltare le gare d’appalto
Il primario intercettato: facciamo un patto tra Pini e Galeazzi
Si chiama «infungibilità» il grimaldello che apre le casse del Servizio sanitario nazionale. Lo usano i primari arrestati per corruzione nell’inchiesta sulle forniture sanitarie all’ospedale pubblico Gaetano Pini e a quello privatoconvenzionato Galeazzi.
È bastata una dichiarazione in cui si sosteneva che un particolare tipo di materiale sanitario era l’unico che, per le sue caratteristiche, poteva essere usato sui pazienti per saltare le barriere dell’accordoquadro e rifornirsi anche da una ditta che non aveva vinto la gara di appalto che le avrebbe permesso di entrare nell’elenco dei fornitori. Secondo le indagini della Guardia di finanza, coordinate dai pm Letizia Mannella ed Eugenio Fusco, così le sei società che fanno capo a Tommaso Brennici, alcune anche ai primari, hanno potuto drenare dalle casse del Servizio sanitario 5,6 milioni di euro dal 2012 al 2017. Solo Giorgio Maria Calori, primario di chirurgia ortopedica riparativa al Pini, con questo sistema ha usato 88 kit «Avn» per la rigenerazione ossea costati poco meno di 186 mila euro. Sono commercializzati dalla Eon medica di Brenicci (l’unico in carcere, ieri non ha risposto alle domande del gip) ma brevettati da una società inglese in cui il primario, in pieno conflitto di interessi, è socio dell’imprenditore. È così per altri prodotti che avrebbero garantito a Calori, sostiene l’accusa, introiti illeciti provenienti da Brenicci per oltre 206 mila euro più 120 mila sterline inglesi. «Ho da firmare dieci richieste extra accordo-quadro», protesta al telefono Bruno Marelli, il direttore (indagato) del dipartimento di Ortotraumatologia generale dell’ospedale, «infatti vado a parlargli e gli dico che sono stufo (...) non è che possiamo andare avanti così» perché se «ci va di mezzo lui sono c... suoi, ma se ci andiamo di mezzo tutti mi girano le b...».
Calori, annota la Finanza, è in difficoltà economiche e ha bisogno di soldi. Avventuratosi nell’acquisto di un appartamento da 330 metri quadri con mutuo da un milone e 350 mila euro, riesce a pagare con difficoltà la rata da 5.500 euro al mese nonostante guadagni 670 mila euro l’anno, di cui solo 63 mila dall’attività al Pini, perché il resto lo incassa privatamente. Brenicci, che per la Gdf è «il principale ideatore e collettore del sistema» corruttivo, è legato anche ai due primari del Galeazzi finiti ai domiciliari, Lorenzo Drago e Carlo Romanò, nella società 4I srl che commercializza il «MicroDTTect», sistema di analisi delle infezioni ortopediche ideato dai due medici. «Dobbiamo stringere un patto», «fare un’unione tra Galeazzi e Pini», dice Calori ai due colleghi a cena in un ristorante imbottito di microspie dalla Gdf. Il patto lo fanno con il progetto Domino per la creazione tra i due ospedali di un polo regionale per la cura e la diagnosi delle infezioni articolari in cui usare i kit «MicroDTTect», che è già popolarissimo nel reparto di Calori che solo nel 2016 e nel primo semestre 2017 ne ha consumati per quasi 27 mila euro. Calori aveva «molte protezioni» e incuteva timore ai colleghi e quelli che se lo sono «trovati contro» hanno avuto problemi, ha dichiarato a verbale uno di essi al pm Fusco aggiungendo che era stato anche fatto «una sorta di dossier con tutte le sue malefatte».
Il dirigente «Ho da firmare dieci richieste extra... sono stufo, non si può andare avanti così»