Corriere della Sera (Milano)

«Materiale non sostituibi­le» Il metodo del dottor Calori per saltare le gare d’appalto

Il primario intercetta­to: facciamo un patto tra Pini e Galeazzi

- Di Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Si chiama «infungibil­ità» il grimaldell­o che apre le casse del Servizio sanitario nazionale. Lo usano i primari arrestati per corruzione nell’inchiesta sulle forniture sanitarie all’ospedale pubblico Gaetano Pini e a quello privatocon­venzionato Galeazzi.

È bastata una dichiarazi­one in cui si sosteneva che un particolar­e tipo di materiale sanitario era l’unico che, per le sue caratteris­tiche, poteva essere usato sui pazienti per saltare le barriere dell’accordoqua­dro e rifornirsi anche da una ditta che non aveva vinto la gara di appalto che le avrebbe permesso di entrare nell’elenco dei fornitori. Secondo le indagini della Guardia di finanza, coordinate dai pm Letizia Mannella ed Eugenio Fusco, così le sei società che fanno capo a Tommaso Brennici, alcune anche ai primari, hanno potuto drenare dalle casse del Servizio sanitario 5,6 milioni di euro dal 2012 al 2017. Solo Giorgio Maria Calori, primario di chirurgia ortopedica riparativa al Pini, con questo sistema ha usato 88 kit «Avn» per la rigenerazi­one ossea costati poco meno di 186 mila euro. Sono commercial­izzati dalla Eon medica di Brenicci (l’unico in carcere, ieri non ha risposto alle domande del gip) ma brevettati da una società inglese in cui il primario, in pieno conflitto di interessi, è socio dell’imprendito­re. È così per altri prodotti che avrebbero garantito a Calori, sostiene l’accusa, introiti illeciti provenient­i da Brenicci per oltre 206 mila euro più 120 mila sterline inglesi. «Ho da firmare dieci richieste extra accordo-quadro», protesta al telefono Bruno Marelli, il direttore (indagato) del dipartimen­to di Ortotrauma­tologia generale dell’ospedale, «infatti vado a parlargli e gli dico che sono stufo (...) non è che possiamo andare avanti così» perché se «ci va di mezzo lui sono c... suoi, ma se ci andiamo di mezzo tutti mi girano le b...».

Calori, annota la Finanza, è in difficoltà economiche e ha bisogno di soldi. Avventurat­osi nell’acquisto di un appartamen­to da 330 metri quadri con mutuo da un milone e 350 mila euro, riesce a pagare con difficoltà la rata da 5.500 euro al mese nonostante guadagni 670 mila euro l’anno, di cui solo 63 mila dall’attività al Pini, perché il resto lo incassa privatamen­te. Brenicci, che per la Gdf è «il principale ideatore e collettore del sistema» corruttivo, è legato anche ai due primari del Galeazzi finiti ai domiciliar­i, Lorenzo Drago e Carlo Romanò, nella società 4I srl che commercial­izza il «MicroDTTec­t», sistema di analisi delle infezioni ortopedich­e ideato dai due medici. «Dobbiamo stringere un patto», «fare un’unione tra Galeazzi e Pini», dice Calori ai due colleghi a cena in un ristorante imbottito di microspie dalla Gdf. Il patto lo fanno con il progetto Domino per la creazione tra i due ospedali di un polo regionale per la cura e la diagnosi delle infezioni articolari in cui usare i kit «MicroDTTec­t», che è già popolariss­imo nel reparto di Calori che solo nel 2016 e nel primo semestre 2017 ne ha consumati per quasi 27 mila euro. Calori aveva «molte protezioni» e incuteva timore ai colleghi e quelli che se lo sono «trovati contro» hanno avuto problemi, ha dichiarato a verbale uno di essi al pm Fusco aggiungend­o che era stato anche fatto «una sorta di dossier con tutte le sue malefatte».

Il dirigente «Ho da firmare dieci richieste extra... sono stufo, non si può andare avanti così»

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 ??  ?? Chi sono Sopra, il primario Giorgio Maria Calori; a fianco, Carlo Romanò e Lorenzo Drago; sotto, Paola Navone e Carmine Cucciniell­o
Chi sono Sopra, il primario Giorgio Maria Calori; a fianco, Carlo Romanò e Lorenzo Drago; sotto, Paola Navone e Carmine Cucciniell­o
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