Ma il Gay pride infiamma la polemica
Lo scontro
Pd e Movimento Cinque Stelle attaccano il presidente della Regione sul Gay pride. Il sindaco Sala: «È sbagliato perché vuol dire negare la realtà, noi sui diritti andiamo avanti». E la consigliera regionale M5S Monica Forte: «Dopo l’orribile sparata sulla razza bianca nega quello che in una regione all’avanguardia dovrebbe essere dovuto. Vuole riportarci al Medioevo».
«È la sua idea. Noi invece su tutto il tema del diritti siamo decisi a non fare nessun passo indietro, semmai passi avanti». Il sindaco Giuseppe Sala segna la distanza con Attilio Fontana anche sulla questione del mancato patrocinio al Gay pride: «È sbagliato perché questo vuol dire negare la realtà: la società è diventata così, quindi penso che chi ha responsabilità su nuclei cittadini complessi non può che pensare a tutti». E l’assessore alle Politiche sociali Piefrancesco Majorino aggiunge: «Come amministrazione comunale comunque con grande convinzione daremo il nostro patrocinio». Molte le reazioni critiche da parte delle opposizioni: «La Lega gestisce la Regione come se fosse di sua proprietà — scrive su Facebook il segretario metropolitano e consigliere regionale Pietro Bussolati — e nasconde i continui scandali che avvengono (sanità e non solo) con beceri attacchi alle donne, alle coppie omosessuali e alla famiglie arcobaleno». E la consigliera regionale Paola Bocci se la prende direttamente col presidente: «Il Gay pride non è divisivo, è una manifestazione per i diritti che non toglie nulla a nessuno. Il Family day rappresenta la visione di una parte contro un’altra. Ma Fontana ha già scelto da che parte stare, come ha deciso che cinque donne in giunta sono già abbastanza perché le donne non si impegnano abbastanza in politica e i lombardi non le votano, ma sono brave a fare segreteria: quanti stereotipi...». Parole dure anche dal Movimento Cinque Stelle: «Fontana sbatte la porta in faccia ai diritti civili — commenta la consigliera Monica Forte —. Dopo l’orribile sparata sulla razza bianca nega quello che in una regione all’avanguardia dovrebbe essere un patrocinio dovuto. La sua è una scelta antistorica, che vuole riportarci al medioevo del pregiudizio e della discriminazione». I leghisti difendono il loro presidente. Paolo Grimoldi, deputato e segretario della Lega Lombarda, definisce il Gay pride «una carnevalata che non necessita dì patrocinio pubblico e peraltro dispone già di quello del Comune». E la consigliera regionale leghista Silvia Scurati: «La Lega è il movimento politico maggiormente rappresentato in Regione, sia in termini numerici che proporzionali, dalla presenza femminile». Mentre per quanto riguarda il Gay pride «fa bene Fontana a non sprecare attenzione per questo tipo di manifestazioni, ma a impegnarsi invece per difendere gli interessi delle famiglie lombarde». Ma contro Fontana c’è anche la voce del presidente dei sindaci lombardi, Virginio Brivio, che critica il governatore per le sue parole sulla gestione dell’immigrazione: «La Regione non può dare un giudizio di merito sull’operato dei singoli Comuni ma deve sostenere un’equilibrata distribuzione, così come è prevista nell’accordo nazionale tra Anci e Ministero che per noi è il punto di riferimento. Chiediamo però che i Comuni non vengano lasciati soli».