Immigrati e minori: lavoro nero nel 50% delle cooperative
Le maggiori irregolarità a Sondrio e Como
Imprese ancora minate dal tarlo del lavoro irregolare ma traino della rivoluzione digitale. Seppur con una battuta d’arresto rispetto al recente slancio del Sud Italia. È il quadro delle aziende lombarde che emerge leggendo i dati del focus Censis-Confcooperative. Il dossier è stato presentato ieri all’assemblea annuale a Milano a cui hanno preso parte anche il governatore Attilio Fontana e cinque assessori. Con 10.471 dipendenti fuorilegge la Lombardia è prima in termini assoluti per numero di irregolarità registrate dall’Ispettorato nazionale del lavoro nel 2017. «Attenzione però — commenta Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia — la percentuale è tra le più basse». Si parla dello 0,3 per cento su 3 milioni e mezzo di addetti, segno di un minor peso del fenomeno sul territorio rispetto alla media italiana.
Di questi 10 mila, 3.298 sono risultati totalmente in nero, ovvero un terzo del totale. Fantasmi rispetto a registri, tutele, contributi previdenziali. E soprattutto nel CentroNord è diffusa la cattiva pratica di sottoscrivere impropriamente contratti flessibili. In regione i controlli hanno evidenziato 518 situazioni di questo tipo. Altro vizio locale, le esternalizzazioni fittizie. Sono 178 i dipendenti che, dalle verifiche, sono risultati a libro paga dell’azienda ma in un altro Stato in cui il costo della manodopera è più basso. La maggior parte erano impiegati nel settore edilizio (91 addetti), tra i più colpiti dalla piaga costituita dal lavoro nero.
Frequenti gli illeciti anche nelle imprese che forniscono servizi e nel manifatturiero. Mentre in 1.310 sono risultati coinvolti in appalti o subappalti non completamente trasparenti. Le violazioni in materia di impiego e sfruttamento sono andate a scapito di extracomunitari clandestini in 229 casi e in 73 di minori. Cifre ben più basse del reale poiché l’ispettorato fa verifiche a campione, tra l’altro diminuite del 16% tra il 2016 e il 2017. Lente di ingrandimento sulle cooperative: più di una su due è da bocciare, il 55%. Maglia nera alla provincia di Sondrio con undici ispezioni, tutte con risultato negativo. Seguono Como e Lecco con l’88 % di coop fuorilegge, e Brescia con 79. Solo Milano e Lodi abbassano la media con due accertamenti su tre che filano liscio.
«Un problema tanto per i dipendenti –— spiega Minelli —, quanto per la concorrenza. Le coop legali sono fortemente danneggiate da chi sta sul mercato in maniera sleale. Per questo Confcooperative è impegnata nel combattere chi opera in maniera disonesta». Sono di nuovo tabelle e statistiche a sancire il successo delle centrali o organizzazioni che radunano le coop. «Chi non rispetta le norme nell’85 % dei casi lavora in autonomia. Solo il 15 per cento delle irregolarità riguarda realtà associate». Fare squadra diventa quindi un bollino di garanzia.
L’altra faccia dell’economia regionale è la digitalizzazione. La Lombardia guida il settore con il 21,1% imprese digitali su 111.511 in Italia, «indice di una indiscussa eccellenza». Eppure negli ultimi sei anni se la prende comoda e cresce con più lentezza rispetto alle concorrenti del Sud. Le aziende 4.0 (i cui compiti vanno dalla produzione di software al commercio al dettaglio via Internet) sono aumentate del 16% dal 2011 al 2017, contro il più 26% della Campania e 25% della Sicilia.
L’obiettivo delle cooperative in questa trasformazione è coniugare la tecnologia con il rispetto e la tutela delle persone. Così i big data, ad esempio, entrano in gioco nella produzione del Grana padano per rendere più efficiente la filiera casearia. Senza tuttavia mandare in pensione anticipata gli allevatori.
Le cifre In Lombardia sono stati 10.471 i dipendenti trovati fuorilegge: lo 0,3 per cento degli addetti