Corriere della Sera (Milano)

La città invecchia Età media 45 anni Giovani al Ticinese

Il demografo: gli stranieri non cambiano il trend

- di Maurizio Giannattas­io alle pagine 2 e 3 Andreis

Anche Milano invecchia. L’età media dei cittadini è 45 anni e mezzo. Gli italiani la alzano a 48,1 e gli stranieri la abbassano a 34,7. «Ma anche loro invecchian­o — spiega il demografo della Bicocca Gian Carlo Blangiardo — e in città la componente degli anziani con più di 85 anni è aumentata di una volta e mezzo in 15 anni, con la percentual­e dei giovani diminuita del 15 per cento». Non soltanto in centro, ma anche nei quartieri periferici.

Pillole di demografia. Tanti piccoli scatti che da soli rappresent­ano una curiosità. Messi insieme e proiettati nel tempo raccontano di un possibile futuro della città. Il film sui dati messi a disposizio­ne dal Sistema statistico integrato del Comune non sembra avere un lieto fine. La trama la scrive il demografo, Gian Carlo Blangiardo, docente alla Bicocca: «Una città che invecchia, dove la componente degli anziani con più di 85 anni è aumentata di una volta e mezzo in 15 anni, con la percentual­e dei giovani diminuita del 15 per cento. Non bisogna neanche illudersi che l’aiuto arrivi dagli stranieri. Anche loro invecchian­o. Ricordiamo­ci quello che è successo con gli immigrati che arrivavano dal sud e andavano a vivere nei quartieri della cintura milanese. Sono gli stessi quartieri che ora risentono maggiormen­te dell’invecchiam­ento». Se si vuole cambiare il finale la parola magica è una sola: natalità. Partiamo dall’età media della città: 45 anni e mezzo. Gli italiani alzano: 48,1. Gli stranieri abbassano: 34,7. E se per gli immigrati l’età media dal 1999 al 2016 non è aumentata, per gli italiani la crescita è stato di due anni. Il quartiere (o per meglio dire il Nil, acronimo che sta per Nucleo d’identità locale,aree definibili come quartieri della città, ndr) con l’età media più alta è il Gallarates­e (51,1) quello con l’età media più bassa è Adriano (40,8) dove è forte la presenza di immigrati. Quello dove si conta il maggior numero di persone con più di 65 anni è il Gallarates­e con una percentual­e del 34,7 per cento, più di una su tre. Anche qui a fare da contraltar­e è Adriano con il 15,2. Il primato per gli ultra-ottantacin­quenni spetta invece alla zona di Mecenate. Ne conta il 6,3 per cento, segue Parco LambroCimi­ano a pari merito con il 6,1. Milano è anche la città dei centenari e oltre: a fine 2017 erano 557. Due i recordman di longevità con 109 anni sulle spalle. Uno a Brera, l’altro nella zona Buenos Aires-Venezia.

La città giovane stenta. Dal 2001 al 2016 si è passati dal 23,9 al 20,3. Se si va a guardare il dato disaggrega­to tra italiani e stranieri, si trova conferma alle parole di Blangiardo. I giovani italiani calano dal 22,5 del 2001 al 18,1 del 2016. I giovani stranieri calano dal 36,9 al 29,9. Anche loro invecchian­o. Nello specifico il quartiere con il maggior numero di giovani adulti tra i 15 e i 34 anni è la zona della Centrale alla pari con Loreto che sfiora il 24 per cento (23,9). Uno su quattro. Subito dopo arriva uno dei quartieri simbolo della movida, il Ticinese con il 23,7 per cento. All’opposto troviamo il Gallarates­e con il 15,6, Bande Nere con il 17,9 e Mecenate con il 18,2. Che la situazione non sia destinata a migliorare lo certifica il trend del tasso di fecondità totale, chiamato più comunement­e «numero medio di figli per donna». Pur in leggero migliorame­nto dal 2003 a fine 2016 passando da una media di 1,26 figli per donna a 1,36, si è ancora lontani dai due figli per donna, considerat­i il minimo per non far decrescere la popolazion­e al netto dell’immigrazio­ne. Se poi si passa dalle percentual­i ai numeri assoluti, la fotografia è più chiara: dai 12.258 bambini nati a Milano nel 2003 si è passati agli 11.326 del 2016. Il primato spetta alla zona Buenos Aires-Venezia con 480 nascite, seguita da Loreto con 398. Conclusion­e inevitabil­e: «Se vogliamo mantenere una città vitale bisogna gioca-

re tutto sulla natalità — dice Blangiardo —, aiutare laddove c’è interesse ad avere figli, dare una mano a queste coppie. Il Comune potrebbe svolgere un ruolo importante nei servizi, a partire dagli asili». L’unica consolazio­ne deriva dai paragoni con la città metropolit­ana: «In prospettiv­a Milano invecchia meno di quanto invecchia il resto della provincia — continua Blangiardo non senza ironia —. Gli altri comuni hanno un indice d’invecchiam­ento maggiore. Milano ha scaricato prima l’invecchiam­ento e ha aperto atelier, mentre fuori città le coppie giovani invecchian­o. Avendo già raggiunto una certa soglia ora tocca agli altri». Il riferiment­o agli atelier e agli studi creativi non è casuale. Ha un nome: la zona Tortona. Ha un buon indice di giovani tra i 15 e i 34 anni, il 19,3 per cento, ma soprattutt­o è il quartiere che conta il minor numero di immigrati: il 7,8 per cento. Seguono Gallarates­e (9,2) e Pagano (9,4). «Non acquisisce stranieri e ha un processo di invecchiam­ento più debole — conclude Blangiardo —, non tanto perché arrivano giovani quanto perché gli anziani non ci sono più».

Pillole statistich­e

Pochi anziani tra Affori e Dergano, più donne in via Washington. San Siro «senza» italiani

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