Corriere della Sera (Milano)

«Dalla Chiesa, con l’A112 conservo la sua memoria»

L’utilitaria su cui fu ucciso il generale si trova nel piccolo museo Beccari di Voghera

- Di Andrea Galli e Riccardo Rosa

Per farla entrare hanno dovuto abbattere mezzo muro, poi ricostruit­o per evitare che a qualcuno venisse in mente di rubarla. L’Autobianch­i A112 su cui vennero uccisi il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, si trova nella stanza centrale del museo Beccari di Voghera esattament­e così come era il 3 settembre del 1982 dopo che un commando mafioso su ordine di Totò Riina la crivellò di colpi. A prendersen­e cura dal 1984, anno in cui la macchina fu trasportat­a da Palermo a Milano, è Giuseppina Beccari, vedova di Giuseppe, il fondatore dell’esposizion­e nel 1971. «In un momento in cui i giovani urlavano slogan di pace — dice Giuseppina —, mio marito volle creare un museo militare. Iniziò con pochi cimeli della Seconda guerra mondiale, ma un po’ alla volta la collezione si è allargata fino a che, a metà anni Settanta, ci hanno assegnato l’ex caserma di cavalleria di via Gramsci». Oltre mille metri quadrati dove oggi sono esposte divise, sciabole, pistole, fucili, elmetti e varie attrezzatu­re militari dal Risorgimen­to agli anni di piombo.

La A112 è uno di quelli più suggestivi: sul parabrezza si vedono ancora i fori dei colpi di kalashniko­v, ma oltre a quella vettura l’esposizion­e vanta un altro pezzo di grande interesse storico: la Beretta 34 calibro 9 matricola 778133 con la quale fu giustiziat­o Benito Mussolini. «L’aveva un orologiaio e partigiano di Varzi amico di mio marito — ricostruis­ce Giuseppina —. Prima di arrivare a noi, la pistola è passata attraverso diverse mani». Per motivi di sicurezza, l’arma non è esposta ma conservata in una cassaforte in località segreta. Il museo non può permetters­i un sistema d’allarme e Giuseppina preferisce non correre il rischio che qualcuno la rubi. La pistola di Mussolini è entrata nella collezione nel 1983, l’anno dopo arrivò la A112 che era di proprietà della moglie del generale. «La mamma di Emanuela Setti Carraro, Maria Antonietta, era capogruppo delle crocerossi­ne e durante la Seconda guerra mondiale salvò la vita a padre Molteni, figura carismatic­a in città — ricorda Giuseppina — e la stessa Emanuela, anche lei crocerossi­na, frequentav­a la sezione locale della Cri». Una sera del 1984 in casa Beccari arrivò una telefonata. Il padre di Emanuela sapeva che Giuseppe Beccari si stava dedicando alla creazione di un museo storico e gli propose di prendersi cura di quella A112. Giusto il tempo di consultars­i con il comandante della stazione dei carabinier­i e con un giudice per eventuali implicazio­ni legali e poi Giuseppe Beccari diede l’assenso. Da allora, Giuseppina se ne prende cura. O meglio, fa di tutto per tenerla così com’era. Per evitare problemi alle gomme l’auto poggia su piccole pile di mattoni e la polvere viene tolta solo lo stretto necessario per non rovinare la carrozzeri­a.

Nonostante tanta dedizione, la A112 ha rischiato di essere demolita. Per 20 anni, infatti, Giuseppina e il marito sono stati costretti a pagare il bollo di circolazio­ne della macchina. La burocrazia non ha mai fatto sconti e solo grazie all’interessam­ento dell’ex onorevole leghista, Mario Borghezio, nel 2004 l’allora ministro alle Finanze, Ottaviano del Turco, concesse l’esenzione. «Non erano somme esorbitant­i — conclude Giuseppina —, ma questo è un museo che si è sempre basato sul lavoro dei volontari e che non ha mai avuto migliaia di ingressi».

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Reperto L’A112 su cui fu ucciso il generale dalla Chiesa (1982)
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(Bettolini) I colpi L’auto nel museo e all’epoca dell’omicidio
 ??  ??  Dal 1984 il museo conserva l’A112 sulla quale furono uccisi il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e sua moglie Emanuela il 3 settembre 1982
 Dal 1984 il museo conserva l’A112 sulla quale furono uccisi il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e sua moglie Emanuela il 3 settembre 1982

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