Sorico e la paura
IL COMUNE IN CERCA DI STATO
Doverosa autodenuncia: sarò facilmente impressionabile, ma a me la notizia che a Sorico non si riesca a trovare un sindaco mette impressione. La causa è una sola: paura. Qui la politica non è vitalizio e tartine di caviale alla bouvette, ma auto incendiate e minacce. Si tirano tutti indietro, proprio non si riesce a trovare uno straccio di candidato. Soffocherei sul nascere l’accigliata censura per il fuggifuggi, dall’alto di chissà quale altezza morale: bisogna provarle, certe paure, bisogna viverle, certe solitudini, magari nella penombra del tramonto, rientrando a casa, prima di dare dei conigli ai nostri connazionali di Sorico. Certo, un eroe civile può sempre saltare fuori tra gli osanna generali, ma non sta scritto da nessuna parte che fare il sindaco debba essere un atto di eroismo, ascendente masochismo. L’avvilimento resta. Dobbiamo confessarlo onestamente, ci gioca anche la sorpresa: queste storie di municipi commissariati, senza sindaco vero, soprattutto senza candidati a diventarlo per terrore di attentati, meccanicamente le collochiamo nell’estremo Sud delle mafie, o nel cuore della Sardegna banditesca. Ritrovarcela all’estremo Nord dell’evoluta Lombardia, parlarne come si parla di Rosarno e Mondragone, è a dir poco spiazzante. Ma questa è la penosa realtà. Senza aspettare l’eroe, le istituzioni devono ristabilire le regole del gioco. Con la mano pesante. Prima di trovare un sindaco, a Sorico, bisogna ritrovare lo Stato.