Sospesi per il video, il liceo si divide
I dodici ragazzi già al lavoro per scontare la punizione. Il procuratore: preside da medaglia, è stato netto e tempestivo Nuda in chat, tra le mamme c’è chi minimizza. Un padre: mio figlio ora si vergogna, giusto così
«La punizione è troppo dura». E ancora: «La ragazzina ha sbagliato a esporre il suo corpo». Sono le dichiarazioni di alcuni genitori dei ragazzi sospesi in un liceo cittadino per sexting. Ma c’è chi dice: «Mio figlio ha crisi di pianto: fa bene. Si deve vergognare».
Puliscono le scale. Ramazzano in cortile. Girano con gli spazzoloni nei bagni e nell’atrio. Sono lì, sotto gli occhi di tutti, a scontare la loro punizione. Il preside di un liceo ha sospeso per dieci giorni dalle lezioni una dozzina di quattordicenni che avevano diffuso via chat il video intimo mandato da una compagna al fidanzatino. «Condannati» a fare lavori socialmente utili alla scuola.
Linea dura, durissima del dirigente e dei docenti, che hanno anche incoraggiato i genitori della ragazzina a sporgere denuncia (una indagine penale è in corso). Ma tra le mamme degli adolescenti coinvolti diverse tendono a minimizzare: «Sono stati sospesi (in questo caso per tre giorni, ndr) persino quelli che avevano ricevuto il video e, pur non avendolo inoltrato, hanno omesso di avvertire gli adulti. La sanzione — dice una di loro — è eccessiva e umiliante: puliscono davanti a tutti, come fossero in un acquario. Ma sono solo dei ragazzini. Anche il preside lo sarà stato, no?». «Sarei più in ansia a essere la madre della fanciulla che non di mio figlio — dice un’altra —. Tutte mandano ormai immagini provocanti, eppure si sa: alla fine girano. Chi le inoltra sbaglia di certo. Ma sbagliano soprattutto loro, perché espongono il loro corpo».
Gli studenti hanno 14 anni e quindi sono imputabili anche penalmente, ma visti da dentro le mura di casa «paiono sempre piccoli, da proteggere», sottolinea invece la mamma di una ragazzina che due anni fa (all’epoca frequentava un’altra scuola) è stata vittima di cyber bullismo: «Posso solo immaginare la sofferenza che hanno causato. La sanzione è sacrosanta e servirà da monito a tutta la scuola. Non capisco come in certi genitori possa prevalere il giustificazionismo, piuttosto che la solidarietà alla vittima, che è donna come loro».
Disponibile alla riflessione, infine, un papà: «Nostro figlio ha avuto diverse crisi di pianto, si è vergognato. Ed è bene così. Oggi è la vergogna manca, anche in relazione al proprio corpo — considera —. Scambiarsi immagini intime è diventato consuetudine, normalità, e questo rende tutto difficile. I ragazzi non credono che diffonderle sia davvero reato e che quello, davanti alla legge, è a tutti gli effetti materiale pedopornografico».
Dall’invio di messaggistica sessualmente esplicita (sexting) al diventare vittima di revenge porn («vendetta») e cyberbullismo, il passo è breve. I professori lo hanno ribadito con interventi ad hoc in tutte le classi del liceo. Mentre la ragazzina è sotto shock, anche perché quel suo video risale all’anno scorso ed è rispuntato fuori dopo tanto tempo. Dal Tribunale per i minori il messaggio del procuratore capo Ciro Cascone è netto: «Il preside del liceo in questione merita una medaglia. Finalmente c’è una scuola che prende una posizione chiara e tempestiva, assumendosi le proprie responsabilità in termini educativi, laddove invece i genitori latitano e tendono a minimizzare. Ben venga la sanzione e anche l’incoraggiamento alla denuncia: ci deve essere sempre, di fronte a casi come questi. Sono molto gravi e provocano grosse sofferenze in minori che per la loro età fanno fatica a superarle», dice Cascone. In via Leopardi arrivano un paio di casi analoghi a questo ogni mese, ed è la punta dell’iceberg: «La soglia della tolleranza si sta alzando, se non interveniamo, verremo sommersi da immagini intime che circolano senza controllo. Manca anche nei genitori una educazione digitale che vada di pari passo all’educazione sessuale». Il pensiero, adesso, va alla ragazzina vittima dello scambio di immagini che pensava ormai dimenticate: «Lo sforzo è teso a supportarla in tutti i modi, in modo che non si allontani da scuola».
Il procuratore In quell’istituto il preside merita una medaglia, finalmente si agisce in modo tempestivo e netto
Un padre
Nostro figlio ha avuto diverse crisi di pianto, si è vergognato.
Ed è bene che sia così