Orchestra Verdi, un mutuo che pesa
Auditorium, non c’è intesa con Palazzo Marino. Ipotesi concordato. Cervetti: follia
Nessuna permuta e nessuno scambio. Sempre più difficile il rapporto tra Comune e Fondazione Verdi, proprietaria dell’Auditorium. Palazzo Marino non intende subentrare alla proprietà dell’edificio che ospita l’orchestra Verdi gravato da un mutuo milionario. È quanto viene fuori dopo un incontro tra il sindaco Sala, l’assessore Tasca e il presidente della Fondazione Verdi, Cervetti.
Nessuna permuta e nessuno scambio. Si fa sempre più difficile il rapporto tra Comune e Fondazione Verdi, proprietaria dell’Auditorium di largo Mahler. Palazzo Marino non avrebbe nessuna intenzione di subentrare alla proprietà dell’edificio che ospita l’orchestra Verdi gravato da un mutuo di decine di milioni di euro con le banche. È quanto viene fuori dopo un incontro tra il sindaco, Beppe Sala, l’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, e il presidente della Fondazione Verdi, Gianni Cervetti. L’operazione, prospettata dalla Fondazione, auspicava la cessione di un edificio non strategico del Comune alla banca intestataria del mutuo. In cambio Palazzo Marino sarebbe diventato proprietario dell’Auditorium che poi avrebbe «affittato» a prezzo calmierato alla Verdi. L’operazione avrebbe ridotto drasticamente i debiti contratti dalla Fondazione che nel 2016, ultimo bilancio disponibile sul sito, ammontavano a quasi 55 milioni di euro, di cui 26 riguardano il mutuo sottoscritto con Intesa Sanpaolo per l’acquisto dell’Auditorium e come si evince dalla stessa relazione di bilancio non riguardano solo le rate future, ma anche quelle «arretrate». Sempre nello stesso documento del bilancio 2016 si legge che l’operazione avrebbe abbattuto il debito totale del 48 per cento. Sicuramente nel 2017 e nel 2018 la situazione è migliorata visto che i bilanci si sono sempre chiusi con degli utili, ma la posizione debitoria legata all’Auditorium resta una montagna da scalare. Però, il Comune (che come socio pubblico tra molti soci privati garantisce un contributo stabile di 500 mila euro all’anno) non può procedere su questa strada, pena l’intervento della Corte dei conti con il rischio dell’apertura di una procedura per danno patrimoniale.
Quindi, porta sbarrata. La soluzione per rimettere a posto i debiti della Fondazione deve passare per un’altra strada. Il Comune che nella Fondazione non ha nessun potere di scelta, avrebbe però «suggerito» una possibile alternativa alla permuta, quella del ricorso al concordato «in bianco», ossia la procedura che da una parte salverebbe la continuità della Fondazione e dall’altra permetterebbe di ristrutturare il debito nei confronti dei creditori. Suggerimento non gradito ai vertici della Verdi che assicurano di essere all’oscuro di tutto: «A me nessuno ne ha parlato — attacca il presidente, Gianni Cervetti — Lo escludo nella maniera più assoluta e se anche fosse un’ipotesi è una follia. La Verdi da alcuni anni ha i bilanci in attivo. Il 2016, il 2017 e mi auguro anche il 2018. E ricordo a tutti che la Verdi è una Fondazione». Per quanto riguarda la permuta, Cervetti non demorde. «C’è la disponibilità della banca a fare una trattativa seria e siccome l’auditorium vale più del mutuo ancora in essere lo scambio sarebbe vantaggioso per l’operatore pubblico, ossia per il Comune. La banca sarebbe anche disponibile a fare uno sconto». E se come appare ormai scontato, il Comune non procederà all’operazione di scambio? «Allora, ne discuteremo».
Situazione molto ingarbugliata. Nei palazzi della politica circolano anche altre ipotesi, ancor più radicali, che però nessuno vuole prendere in considerazione. Come quella di portare l’orchestra sotto l’egida dei Pomeriggi musicali al Dal Verme. Il resto in una bad company che va a chiudere la sua avventura con il concordato fallimentare.