Il decimo album degli Zen Circus
Appino: «Da immaturo cronico li sento vicini»
«Il fuoco in una stanza» è un disco che parla della società e dei valori comuni partendo dall’interiorità di ognuno di noi. Il nuovo lavoro degli Zen Circus, dal vivo stasera all’Alcatraz, è il decimo capitolo della carriera del cantante, songwriter e chitarrista Andrea Appino e dei suoi compagni, band che nel corso degli anni ha conquistato una fetta crescente di pubblico, passando dai piccoli locali ai grandi club. «Per realizzarlo abbiamo evitato di ascoltare rock», dice Appino, «quello è il nostro genere, ma ci piace l’idea di filtrarlo con altro: questa volta abbiamo cercato la pressione sonora che riescono a creare i ritmi elettronici ma tenendoci stretta la nostra scrittura pop». Il sapore folk che ha reso noti gli Zen Circus c’è ancora e si unisce a testi in cui un certo cinismo tipico della scrittura di Appino lascia maggiore spazio a un’accettazione del reale e a un disincanto dai toni malinchica conici: «L’aspetto sociale è sempre importante per noi, quando siamo in tour osserviamo ciò che ci circonda», spiega Appino, «noto che gli adulti hanno sempre da ridire sui giovani, perché “ascoltano la musica nel modo sbagliato”, “non hanno gusto” e così via, ma basta guardarsi un documentario sui paninari degli anni 80 per vedere che anche in passato si è fatto abbastanza schifo, solo che non c’erano i telefonini ed era tutto diverso».
Trentanove anni, pisano, il leader racconta i giovani a modo suo: «Nei nuovi pezzi parto dall’individuale per parlare dei giovani, tema che mi è molto caro: essendo un immaturo cronico, con loro mi sento a mio agio». Questa vicinanza ai temi sociali e all’impegno attraverso la musica non è casuale: Appino è cresciuto in una famiglia di operai e a vent’anni ha fatto le sue scelte politiche, frequentando la Federazione Anar- Italiana di Carrara e il centro sociale Macchia Nera di Pisa». E infine ammette di non riconoscersi nella politica istituzionale. Il suo sogno oggi è un altro: «Consolidare ancora di più il progetto Zen Circus cresciuto così tanto in questi ultimi anni per continuare a creare dischi senza campare di posizioni di rendita». Fino ad ora promessa mantenuta: i tre ex musicisti da centro sociale, oggi quarantenni, hanno scritto brani di matrice più pop del solito e con una varietà di idee che non annoia. E i testi, più accomodanti e meno battaglieri che in passato, mantengono comunque l’ironia e lo sguardo attento di Appino.