I MONDI MISTERIOSI DEI PICCOLI E L’APPELLO DI ELIO SULL’AUTISMO
Caro Schiavi, ho letto sull’ultimo numero di Buone Notizie l’appello di Elio sull’autismo, un problema di cui troppo poco si parla. Mi hanno colpito le sue parole e la sua testimonianza, con le vicissitudini vissute per il figlio prima di trovare all’Istituto sacra famiglia il giusto percorso. Milano fa bene a sollecitare maggiore attenzione su questi problemi che spesso la nostra politica trascura.
Cara Adriana, sono rimasto colpito anch’io dalle parole di Elio, testimonial della campagna di sensibilizzazione sull’autismo. C’è una burocratica sottovalutazione delle difficoltà che devono affrontare migliaia di famiglie e una continua evasione delle istituzioni dai compiti educativi e abilitativi, perché si tende a classificare malattia quello che malattia non è. Le stesse parole le avevo sentite da Franco Antonello, padre di un ragazzo autistico, unico e straordinario, che si è preso in carico il problema, creando l’associazione «Bambini delle fate»: abbiamo lasciato a terra tanti piccoli uomini, diceva, considerandoli alieni, inadatti a vivere, ignorando i loro sentimenti e le loro capacità. Ne abbiamo parlato altre volte in questa rubrica: non ci sono soltanto i primi della classe da incitare e incoraggiare, i numeri uno, i vincenti sempre e comunque; ci sono anche gli altri, quelli che devono faticare il doppio per trovare uno spazio, i ragazzi che devono essere aiutati a trasformare gli svantaggi in punti di forza. Non è facile, e non si deve sbrigativamente considerare l’appello di Elio, il bravissimo front man delle Storie Tese, un atto dovuto per un caso personale («…Se oggi si raccolgono 250 mila firme per salvare un cane non possiamo fermarci a 25 mila per chiedere l’applicazione di una legge sull’autismo che non lascerebbe più sole centomila famiglie lombarde»). Bisogna far capire agli adulti, e quindi a tutti noi, che è importante riuscire a leggere il mondo misterioso che ogni bambino ha dentro di sé, e colorare la sua vita, se occorre, come fanno alla Fondazione Benedetta d’Intino, a Milano, dove si pratica un sistema di comunicazione aumentativa che offre percorsi clinici ai bambini con disabilità comunicativa. Ecco, Milano ha dato segnali importanti in questo campo. Segnali venuti dalla generosità più privata che pubblica, diventati riferimento per tutti. È doveroso ricordarlo, anche se, come dice Elio, la strada per questi ragazzi è sempre in salita.