Quelli che... andavano al Bloom
Dal club di Mezzago sono transitati in tanti da Fo ai Nirvana passando per la Pivano
Èil 24 dicembre 1975, vigilia di Natale, quando sui 100.3 mhz della modulazione di frequenza arriva un nuovo segnale, il primo in Brianza. A lanciarlo è un gruppo di studenti, impiegati e operai appassionati di musica. Il nome scelto è Radio Montevecchia, emittente libera che presto inizia a lanciare i primi concerti sul territorio, tra cui quelli di Battiato e Demetrio Stratos. Nonostante il sostegno del sindacato e dei partiti, i soldi però iniziano a scarseggiare, e alla fine degli anni Ottanta la frequenza viene ceduta a Radio Lombardia, e ad alcuni soci fondatori della Radio viene l’idea di creare una cooperativa e organizzare musica in un luogo fisso. Nasce così, in un ex cinema di Mezzago, il Bloom che, in poco tempo, da centro culturale polifunzionale diventa uno dei locali di riferimento della cultura musicale underground d’Europa.
Nei 31 anni di vita, sul palco del club di via Curiel sono salite tutte le migliori rock band italiane, e una sfilza di artisti internazionali, dagli Screaming Trees ai Green Day, dai Motorpsycho ai Primal Scream, dai Morphine ai Nirvana, che il 26 novembre 1989, quando erano ancora semisconosciuti, fecero il loro primo concerto in Italia, prima di tornarci nel 1991 baciati dal successo di «Nevermind». Una storia quasi leggendaria, iniziata nel maggio del 1987, che è stata concentrata nei 90 minuti di «Bloom M0ovie», un docu-film che sarà presentato domani sera all’Auditorium di Radio Popolare. «Il film — spiega l’autore Filippo D’Angelo, operaio, documentarista e ritrattista di ricordi, classe 1969 — è un racconto con uno sviluppo cronologico che parte dal contesto storico sociale di quel periodo, dalla ribellione giovanile, alla ricerca d’avanguardia, alla voglia di socialità, dai circoli, a radio Montevecchia, alla cooperativa di Mezzago». Una narrazione formulata da un coro di voci dei protagonisti di questa storia trentennale. «Tra locandine d’epoca fotografie inedite — continua il regista —, ho raccolto i ricordi, gli aneddoti e le impressioni di musicisti, come Andy dei Blue Vertigo, Mauro Giovanardi ex La Crus e Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours, scrittori, performer, esponenti del poetry-slam, operatori nel mondo delle cooperative e dell’associazionismo, promoter, giornalisti, critici musicali e cinematografici. Come Daniela Giombini, che all’epoca ha portato i gruppi grunge di Seattle, tra cui Screaming Trees e Nirvana. Ma di questo luogo dall’anima rock, nato e cresciuto grazie a un’alchimia tra alcuni soci che volevano rivitalizzare con eventi di “sviluppi incontrollati”, il grigio panorama culturale di quella zona, ho documentato anche le performance di letterati come Fernanda Pivano e come Dario Fo, che nel 2000 si esibì con uno spettacolo a sostegno dei lavoratori dell’Alcatel».
La colonna sonora è quasi tutta originale. «Salvo alcune eccezioni — spiega D’Angelo, che al Bloom ci suonò nel 1992 con la sua punk-band, i Blak Vomit — è affidata a gruppi emergenti, come Usual, The Gaffas, Maledetta Dopamina, Jezoo, G. Testa, Melloncek, Psychovox, Diego «Dead Man» Potron, Pipsiranja Posse, Kissing Venus, e le Babylonish, un gruppo soul al femminile formato di medici della provincia di Varese».