«Io, psicologo e paracadutista A 27 anni alla guida dei treni»
Selezionato fra migliaia. Primo giorno da macchinista
Sette mesi di lezioni in aula, un centinaio di giorni di addestramento e finalmente si sale a bordo. Federico Panzeri, paracadutista per passione e psicologo, è uno dei 17 nuovi macchinisti di Trenord.
Laureato in Psicologia del lavoro, appassionato di paracadutismo, per sua stessa definizione «dinamico». Federico Panzeri, 27enne di Arcore, è uno dei 17 macchinisti di Trenord freschi di corso e pronti a entrare in servizio in questo mese. Lo abbiamo seguito nel suo giorno di debutto. «Paure? — dice mentre prepara il banco di manovra del treno — Meglio lasciarle a casa. La caratteristica principale di un macchinista è non essere timoroso». Panzeri prima del viaggio parla un po’ di sé. «L’incontro con il mondo ferroviario da bambino. La casa dei miei nonni era vicino ai binari, vedevo i treni passare ogni giorno».
La decisione di trasformare in mestiere quella passione d’infanzia arriva nel 2016. «Dopo la laurea avevo iniziato a lavorare in un’agenzia interinale, ma non ero soddisfatto. Sentivo che mi mancava qualcosa...». Vede la selezione aperta di Trenord, si candida come migliaia di altri per diventare conducente di treni. Insieme ad altri 59 supera la selezione in tre step: test a risposta multipla, colloquio di gruppo e confronto con alcuni dirigenti dell’azienda. Poi la formazione con sette mesi in aula e cento giornate di addestramento a fianco di macchinisti esperti.
Ieri il primo viaggio in autonomia: «Il coronamento di un sogno». A Varese lo aspetta un Tsr a otto casse, convoglio di ultima generazione. Alle 9 e mezzo il neoassunto si piazza davanti al banco di manovra e digita sulla tastiera del computer di bordo i dati della vettura: peso, lunghezza, potere frenante. Controlla sui monitor il funzionamento delle porte, la tensione della linea, imposta la velocità. Alle 9.43 si sporge dal finestrino, vede il cenno del capotreno. Fischio, si parte.
Il macchinista compulsa la scheda treno per capire quando arrestare la corsa con il «rubinetto del freno» alla sua sinistra. Non si rischia mai di andare troppo rapidi. Il sistema controllo marcia treno (scmt) fa scattare una sorta di allarme quando si supera di tre chilometri orari la velocità stabilita in base alla linea e al modello di convoglio. Oltre i cinque, parte in automatico la frenata. Stesso meccanismo se il conducente non interagisce con il sistema per più di 55 secondi. Una garanzia in caso di un malore o qualsivoglia impedimento.
A Busto Arsizio il telefono in cabina squilla: «Date la precedenza al treno internazionale». Il semaforo dei binari di fianco è verde, quello per il convoglio guidato da Panzeri rosso. Accumuliamo cinque minuti di ritardo, poi si riprende il tragitto senza strappi fino alla stazione di Treviglio, dove il macchinista attenderà un’ora prima di riprendere la strada ferrata. Ci si chiede a cosa serva la presenza umana di fronte a tanta tecnologia. «Il macchinista rimane insostituibile: è l’unico in grado di intervenire in caso di imprevisti che la vettura non rileva». Persone sulle rotaie, ostacoli non calcolati. Non a caso dai ferrovieri si esigono perfette condizioni fisiche. Ogni tre anni si sottopongono a un check up completo e ad analisi per rilevare la presenza nel sangue di sostanze che potrebbero alterare le loro capacità di guida. Scrupolosa attenzione nel rispetto dei turni di riposo e nel non sforare le 13 ore giornaliere previste di massima (la media è otto, duemila euro lo stipendio base).
Perché allora tanti ritardi e
Debutto
Federico Panzeri, 27 anni, è fra le nuove leve di Trenord. Ieri il viaggio fra Varese e Treviglio
I ricordi
Le paure? Devono restare a casa. Da piccolo mi piaceva vedere i convogli passare
disguidi nonostante le accortezze previste? «Dobbiamo attenerci alle regole di circolazione. Se un passaggio a livello è rotto, ad esempio, non possiamo attraversarlo prima che sia messo in sicurezza da qualcuno». Può volerci un’ora e nelle tratte a binario unico il disagio si ripercuote a catena sull’intera rete. Per non parlare delle coincidenze che vanno a farsi benedire. Rimane aperto l’interrogativo su come possano accadere, viste le norme, incidenti del calibro del disastro di Pioltello.
Panzeri non sarà lasciato solo anche ora che è abilitato. «Le competenze sono fondamentali». A fargli da angeli custodi un tutor e un gestore di comprovata esperienza.