La prima volta alla Scala di Angela Finocchiaro
La Finocchiaro presenta oggi ai bambini le «Musiche» di Händel
Stanno andando in scena alla Scala una versione cinematografica di «Don Pasquale» e una kolossal de «Le corsaire»; ma pur considerando che prima di lei il ciclo «Grandi spettacoli per i piccoli» ha accolto Giacomo Poretti e Gioele Dix, non può non incuriosire la presenza oggi proprio al Piermarini di Angela Finocchiaro, popolare attrice italiana che presenterà le Musiche «per i reali fuochi d’artificio» e «sul- l’acqua» di Händel eseguite dagli Ottoni della Scala.
Scusi, ma lei che c’entra con la Scala?
«Non lo chieda a me, non riesco a capirlo… Però era un mio sogno e ci sono cascati! Me lo metto in curriculum, mi sento già più bella». Seriamente.
«Era davvero un sogno e sono contentissima di realizzarlo con un concerto per famiglie e bambini. Quando mi hanno chiamato per propormelo ho detto subito di sì». Che cosa racconterà? «Sto lavorando su testi di Franco Pulcini. Händel da piccolo voleva suonare, ma il padre, che faceva il chirurgo e il barbiere, non era d’accordo, e gli proibì di tenere strumenti in casa e di recarsi nelle case di amici che ne avessero. Ma il figlio insistette così tanto che alla fine il padre gli permise di dedicarsi alla musica». Quali sono i suoi gusti musicali?
«Sono onnivora. Nel mio iPod ho qualcosa come 6mila musiche, vi ho riversato tutti i dischi che avevo, classica, Beatles e Lou Reed. Alcuni brani sono la mia coperta di Linus, ci sono momenti in cui ho fisicamente bisogno di certe canzoni dei Beatles».
Tra Mozart e Beethoven? «Entrambi! Certo, poi si rivolteranno nella tomba se sanno che li apprezzo». Non ha talento musicale? «Ho studiato per un po’ canto, ero mezzosoprano. L’insegnante diceva che ero portata ma non mi ha mai convinta; anzi, le confesso che non canto mai, neppure sotto la doccia».
Ma potesse cantarne una sul palco della Scala?
«Una di Lou Reed, una di quelle che non hanno melodie ampie, quasi declamate, con l’orchestra che crea una bella atmosfera».
Quanto aiuta la musica? «Tanto, ma talvolta ne si abusa. Non mi piace quando due parole banali e un volto inespressivo divengono significativi solo grazie alla musica: la sostanza deve venire dall’attore. Di contro non sopporto le letture con sottofondo musicale: la musica non può essere mero accompagnamento».
Per lei che ruolo ha? «Talvolta ascoltarla mi aiuta a concentrarmi, a capire, ad avere idee; altre volte preferisco il silenzio. Amo il silenzio, vivo in campagna e per me è una dimensione essenziale del vivere».
Da attrice come guarda ai musicisti?
«Con rispetto e da sotto: loro accedono a un mondo meraviglioso che io posso solo guardare a distanza, senza comprenderlo veramente, come se ci fosse un vetro tra me e le note; anche per questo mi piace questo ciclo per i ragazzi: è un modo per aprire le finestre e farli affacciare davvero sul mondo della musica».
Quale attore vedrebbe nel ruolo di un musicista?
«Silvio Orlando sarebbe un ottimo Salieri. Forse sono vittima dello stereotipo romantico, ma me lo immagino introverso, un po’ burbero, e Silvio saprebbe rendere bene questa figura assorta».
E lei, la Callas?
«Per carità! Al massimo una sconosciuta che canta in playback all’angolo di una strada».
Gusti
Sono musicalmente onnivora. Nel mio iPod ho oltre 6 mila pezzi, dalla classica ai Beatles