Corriere della Sera (Milano)

Il futuro del Leonka

LE REGOLE UGUALI E SENSATE

- Di Elisabetta Soglio 6

Chi ha paura del Leonka? Più nessuno, a dire il vero. La «K» degli anni dell’occupazion­e, delle manifestaz­ioni violente, di Fausto e Iaio, degli slogan urlati in piazza sono davvero lontani. Il Leoncavall­o è diventato un luogo di aggregazio­ne, cultura e socialità. Un posto dove chi va a bere una birra o ad ascoltare un concerto di musica alternativ­a, magari neppure conosce bene la storia che c’è dietro. E se la memoria collettiva ha fatto pace con questo luogo, le istituzion­i sono ancora alle prese con un problema di difficile risoluzion­e. Un tema complesso perché nasconde due insidie: la prima è la partita urbanistic­a che coinvolge un gruppo privato, i Cabassi, a suo tempo chiamato a offrire una soluzione dopo lo sfratto da via Leoncavall­o mettendo a disposizio­ne lo spazio e i capannoni dismessi di via Watteau. Una partita delicata: se ci sarà uno scambio di volumetrie, che valore verrà dato a terreni che oggi di fatto non sono industrial­i visto che ospitano un centro sociale? E se invece, come pare voglia la famiglia di costruttor­i, la richiesta è quella di lasciare libero lo spazio, dove potrà essere «traslocato» il centro sociale con tutte le sue (tantissime e degnissime) attività? Ed ecco l’altra insidia: che per chiudere la partita, si apra un precedente. Se al Leoncavall­o verrà riconosciu­to il valore sociale delle sue iniziative, dovrà sottostare alle regole che valgono per tutte le altre realtà nate allo stesso scopo.

Partecipar­e a bandi, accettare di farsi «misurare» per quello che fa, contribuir­e alle spese dove venga richiesto. Se così non fosse, appunto, si verrebbe a creare un precedente che nel mondo del Terzo settore potrebbe far discutere: se a don Gino Rigoldi e ai volontari dell’associazio­ne Amici di Edoardo che danno vita al Barrio’s, per stare a un fatto di cronaca da poco commentato, viene chiesto di partecipar­e ad un bando per continuare la loro attività, qualcosa del genere dovrà accadere anche al Leoncavall­o. Viene da pensare che questa sia proprio l’occasione per il Comune di definire un criterio generale per la gestione dei propri spazi e per il sostegno a chi svolge opere utili alla collettivi­tà o a chi fa (come stabilisce la Riforma) «impresa sociale»: di modo che le regole, uguali per tutti, siano dettate dal buon senso. È una sfida alta, certo: e ci auguriamo che nessuna parte in gioco cerchi di strumental­izzarla a proprio favore e che le fazioni politiche evitino di impuntarsi su posizioni demagogich­e e, davvero, ormai vecchie

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