Strage a Pioltello Pendolari in cura ancora sotto choc
Gli psicologi assistono una quarantina di persone. «Trauma difficile da superare»
Per molti dei viaggiatori che il 25 gennaio scorso erano a bordo del convoglio 10.452, deragliato a Pioltello causando la morte di tre donne, quella mattina non riesce a passare. A prendersene cura il gruppo di psicoterapeute e psicologhe della Sipem Sos Lombardia, la Società italiana psicologia dell’emergenza. Da un mese aiutano una quarantina di viaggiatori.
Qualcuno ha incubi tutte le notti, qualcuno appena chiude gli occhi rivive il momento dell’incidente, c’è chi non riesce a pensare a un treno senza sentire un nodo alla gola, altri hanno veri e propri attacchi di panico e in parecchi non sono ancora riusciti a tornare al lavoro. Per molti dei viaggiatori che il 25 gennaio scorso erano a bordo del convoglio 10.452, deragliato a Pioltello causando la morte di tre donne, quella mattina non riesce a passare. Oltre alle ferite fisiche ci sono quelle nell’anima.
A prendersene cura il gruppo di psicoterapeute e psicologhe che aderisce alla Sipem Sos Lombardia, la Società italiana psicologia dell’emergenza. Da un mese la presidente lombarda Roberta Brivio è al lavoro a Treviglio con una decina di colleghe: aiutano una quarantina di viaggiatori. «Ci hanno contattato — spiega il vicesindaco di Treviglio Pinuccia Prandina — per offrire un supporto qualificato ai pendolari». I «superstiti» del disastro ferroviario si ritrovano nella sede della Croce Rossa. «La nostra associazione opera da vent’anni — spiega la Brivio — In Lombardia la nostra prima uscita fu per l’alluvione di Brembilla. Interveniamo sulle vittime di un evento drammatico ma anche sulle loro famiglie per alleviare il trauma».
A Treviglio hanno raccolto quest’offerta d’aiuto pendolari provenienti dalla Bassa Bergamasca e dal Cremasco. «Abbiamo dimesso già due o tre persone — racconta la psicoterapeuta — ma con altri il lavoro da fare è lungo. Al momento abbiamo in carico 37 persone, di cui 22 donne e 15 uomini. Alcuni hanno riportato anche ferite fisiche nell’incidente e diversi erano nella carrozza dove ci sono state le vittime. Per tutti il disastro però è fermo nella mente».
Il trauma può manifestarsi in maniera molto diversa da caso a caso. «Una ragazza è scoppiata in lacrime durante il colloquio — racconta l’analista — perché non riesce a ricordare cosa le dicono i colleghi e spesso non rammenta neanche cosa ha detto lei a loro. Un altro ci ha spiegato che alla sola idea di recarsi in stazione sta male. Molti hanno incubi. Tutti sono terrorizzati dalla velocità del treno. Hanno questo ricordo del giorno dell’incidente che li blocca».
I casi meno gravi hanno reagito
Il 25 gennaio mettendo in pista soluzioni alternative riprendendo a viaggiare. «Qualcuno utilizza solo il Passante perché va piano, altri prendono il pullman autostradale. Un’impiegata è ricorsa allo smart working: lavora da casa e si reca in ufficio una volta a settimana. C’è anche chi però non è riuscito ancora a rientrare al lavoro». Per questo le sedute alla Croce rossa continuano. Ogni incontro dura circa tre quarti d’ora. Segui tutti gli approfondimenti e gli aggiornamenti di cronaca sul sito web