IL SODALIZIO DEL BELLO QUOTIDIANO
Una settimana in apnea. Il milanese – stanziale o pendulo – mette in conto nella sua (r)esistenza urbana l’assalto delle truppe del design, quasi senza un lamento, al massimo chiedendo una tregua all’agenda personale («facciamo la prossima, questa settimana c’è il Salone»). Sa bene, infatti, che l’accoppiata mobiledesign non è soltanto business e indotto, ma anche identità. Perché consolida il triangolo Brianza-Milano-Mondo
( fabrichetta-architéttoesport), riappacificando luoghi della manifattura e spazio metropolitano, giovani visionari e imbiancati legnamé. Ma soprattutto perché il sodalizio mobile-design e la sua Settimana sostanzia quel «bello quotidiano» che ha sedimentato l’anima di una città, e dei suoi cittadini ibridi. Lo ritrovi nel logo dalla metro (Bob Noorda), nel telefono fisso (Zanuso), nel letto di tessuto (Magistretti), negli arredamenti delle dimore borghesi, sdegnosamente minimal. Il piacere delle linee scarnificate e delle superfici scartavetrate richiama una creatività parsimoniosa, e faticosa, intimamente ambrosiana. La «fiera più fiera» aggiorna quel modello espositivo complementare e flessibile del dentrofuori, padiglioni-città, fisico-virtuale, temporaneo-permanente dai confini sempre più diluiti. Come quel «nomadismo» del design: gli oggetti che si spostano negli interni, il profilo urbano dove convivono cortili e grattacieli, gli stupiti cittadini del mondo. Resta la buona prova dei servizi pubblici e privati, dal trasporto al terziario di mercato, dalle startup al nuovo racconto manifatturiero, in quella che è la vera sfida: rendere normale un appuntamento straordinario. Questi giorni infiniti ci riconsegnano una città globale senza doping, che si conferma in una riconoscibile, consolidata traccia che include la formazione tecnica, l’accademia masterizzata e la valigetta di pelle del campionario che vola sopra le nuvole.