Il mondo degli Editors diventa electro-pop
Svolta della band inglese: gli ultimi brani più melodia e una denuncia contro i troppi abusi del potere
Nel 2005, all’epoca del revival rock’n’roll che aveva già portato alla ribalta band come gli Interpol e gli Strokes, quattro ragazzi inglesi conosciutisi a un corso universitario di Tecnologia Musicale, pubblicarono «The Back Room», disco d’esordio che entrò subito nei cuori degli amanti di un certo rock dalle atmosfere scure con venature new wave.
In quell’album c’era «Munich», oggi un classico del gruppo, che nel frattempo ha pubblicato altri cinque dischi. L’ultimo, «Violence», sarà al centro del concerto di domenica 22 aprile al Forum di Assago e ci presenta una band sempre più alla ricerca di una formula che unisca alle chitarre un impianto elettronico d’impatto e una scrittura più pop, diretta, adatta a platee ampie e a concerti in grandi venue. «Per il precedente “In Dream” ci eravamo autoprodotti», spiega il batterista Ed Lay: «questa volta ci siamo resi conto che, per capire che direzione prendere senza perdere empatia nei confronti del pubblico, ci saremmo dovuti affidare a un produttore, e abbiamo scelto Leo Abrahams». Quella milanese è l’unica data italiana per il quintetto, preceduta, all’inizio di marzo, da una capatina nel nostro Paese per partecipare a «Ossigeno», il programma tv di Manuel Agnelli degli Afterhours. Sottolineando un passaggio di carriera per loro importante, Lay osserva: «Noi e altri gruppi, dagli Interpol ai Bloc Party ai Maxïmo Park, abbiamo avuto la fortuna di emergere in un periodo in cui il rock funziocameretta nava e aveva una forte rotazione in radio; chi suonava e stava emergendo aveva spazio per farsi conoscere». Ora non è più così e il motivo, secondo il batterista, è che «per registrare un pezzo hip hop o elettronico basta una persona in con un computer e poco altro, mentre il rock è materia per band e tenere in piedi una band non è facile». Gli stessi Editors hanno dovuto affrontare abbandoni e cambi di line-up: nella formazione attuale Lay è tra i componenti storici, così come il bassista Russell Leetch e il cantante Tom Smith. Cantante che, già apprezzato per la profondità del timbro dark della sua voce, come frontman è cresciuto di tour in tour. «Si è impegnato a fondo per diventare un performer in grado di tenere un palazzetto o un’arena in pugno», dichiara Lay. E a proposito del titolo dell’album, «Violence», precisa: «Abbiamo scelto un termine forte come “violenza” perché viviamo in tempi strani, bombardati da brutte notizie su diseguaglianze, molestie sessuali, abusi di potere e psicologici, temi che avevamo voglia di trattare, raccontando come queste storture influiscono su di noi. Anche con l’intento di offrire ai nostri fan una via di fuga».