L’arte di Franca Ghitti tra cultura camuna ed elementi tribali
Isuggestivi ambienti del Museo d’Arte di Mendrisio accolgono fino al 15 luglio un’antologica della scultrice lombarda Franca Ghitti (1932-2012). A cura di Barbara Paltenghi Malacrida con Elena Pontiggia e Fondazione Archivio Ghitti, la rassegna ripercorre la carriera dell’artista attraverso 60 opere rappresentative e ben scelte (piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio, Canton Ticino, mar.ven. ore 10-12 e 14-17, sab.-dom. ore 10-18, lun. chiuso, e 10/8). Nella ricerca di Ghitti, nata in Valcamonica e figlia del proprietario di una segheria, poi allieva di Marino Marini a Brera, sono evidenti i legami con la terra d’origine e le tradizioni artigianali del posto. Fin da ragazza lavora il legno, attratta dai motivi preistorici nelle incisioni rupestri e dal repertorio romanico. Dal 1969, dopo un soggiorno in Kenia, il suo linguaggio si arricchirà di elementi tribali. Ma l’ispirazione più vera trova sempre radici nella cultura camuna e nelle valli bresciane, esprimendosi nella serie delle «Vicinie», ispirate al mondo contadino, delle «Madie», delle «Edicole». In seguito si cimenta con il ferro: in mostra esemplari delle serie «Alberi vela» e «Meridiane», mentre nel chiostro brilla l’installazione «Cascata». Fino al 15 luglio il Museo espone anche 70 pezzi tra dipinti, sculture e opere su carta della Collezione Bolzani, importante lascito di arte del ‘900: in mostra Morandi, Sironi, Carrà, Guttuso, Morlotti e altri autori.