Corriere della Sera (Milano)

Lite in strada Un morto in via Padova

Colpito al volto, muore dopo la lite. Poco dopo i raid dei due rapinatori

- G. San.

Colpito da un pugno, o da una bottigliat­a. Non sembravano gravi, poco dopo le 21 di giovedì, le condizioni di Stefan Maxim, romeno, 43 anni, aggredito durante una lite di fronte al civico 179 di via Padova. L’uomo però, ubriaco, cadendo aveva battuto la testa. È morto qualche ora dopo, in ospedale, per un’emorragia cerebrale. Ai poliziotti della Volante non aveva detto molto: «Mi ha aggredito uno straniero, non so il motivo».

Si è alzato, ha balbettato parole un po’ sconnesse: «Mi hanno aggredito, era uno straniero». Sa il perché? «No, non so, senza motivo». È questa la risposta di Stefan Maxim, 43 anni, romeno, molti precedenti alle spalle, trovato a terra in via Padova 179 poco dopo le 21 di giovedì. I poliziotti della Volante lo seguono sull’ambulanza, non sembra grave. Ha preso un pugno, o una bottigliat­a. È caduto e ha battuto la testa, ma in quel momento è cosciente. Morirà qualche ora dopo in ospedale, per un’emorragia cerebrale. La notte più drammatica degli ultimi tempi a Milano è iniziata così.

Notte complessa, carica di interventi per poliziotti e carabinier­i. Nelle prime ore un ritmo piuttosto «normale», ma alle 23 i militari del Radiomobil­e iniziano a correre per segnalazio­ni critiche che arrivano da Cinisello Balsamo: a quell’ora Aaron Frank Quispe Porras, 36 anni, peruviano, operaio, sta rientrando a casa in via Lincoln. Lo aggredisco­no in due, gli tagliano la faccia con una bottiglia di plastica rotta, lo rapinano. È la prima aggression­e di Abderahim Anass e Saad Otmani, 28 e 30 anni, marocchini. Che 40 minuti più tardi, nella stessa strada, incrociano Carlo Alberto Paradisi, 31 anni, uomo senza casa e con una vita complicata alle spalle. Stavolta attaccano con un punteruolo, o un cacciavite; due colpi, gli strappano il borsello. L’uomo è ancora ricoverato, in condizioni gravissime. Due rapine per un totale di 90 euro, e con la stessa modalità: l’aggression­e prima della minaccia, violenza sproposita­ta e ingiustifi­cata. Sono le prime due sequenze, altre il confine di Milano, della catena d’aggression­i che nelle ore successive s’estenderà in città, dove la coppia di rapinatori arriva salendo su bus e metrò.

Mentre i due si spostano per rientrare verso la stazione Centrale e i quartieri intorno, le zone in cui passano le giornate, ai carabinier­i del Radiomobil­e arriva una chiamata da via dei Transiti: lite tra «senza fissa dimora», un uomo (nordafrica­no, ma senza documenti) ferito all’orecchio con un coccio di bottiglia. Perde molto sangue, all’inizio sembra in condizioni critiche, ma alla fine in ospedale i medici si renderanno conto che la ferita è di media gravità.

Passano meno di due ore i rapinatori marocchini incrociano in via Gaffurio una studentess­a inglese, 21 anni. Alle 2.35 sono in via Settembrin­i, dove attaccano un cameriere originario del Bangladesh che sta tornando a casa dopo il lavoro. Un solo colpo al petto. È l’ultima (e più grave) vittima della catena criminale. Morirà poco dopo in ospedale.

La ricostruzi­one L’uomo ai soccorrito­ri: sono stato aggredito, non so perché A stroncarlo sarà un’emorragia cerebrale

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