Rosati torna a fare il soldato semplice
Guidava la Cgil, ora difende gli inquilini. «È spirito di servizio»
Una scrivania e un piccolo ufficio a fianco del palazzone anni 30 di corso di Porta Vittoria che dal dopoguerra ospita la Camera del Lavoro. Onorio Rosati è tornato in Cgil, «distaccato», per ora, al Sunia, la sigla che difende gli inquilini delle case popolari. «Che c’è di strano? Sono tornato a fare il sindacalista, cioè quello che facevo prima della mia avventura politica». Avventura politica terminata bruscamente la sera del 4 marzo. Candidato alla presidenza della Regione per Liberi e Uguali, l’ex capo della Cgil milanese raccoglie una miseria, poco più del due per cento dei voti. Risultato: zero seggi, LeU e il suo candidato governatore che non entrano nemmeno tra i banchi del Consiglio regionale.
Del sindacato rosso, per sei lunghi anni, Rosati è stato il capo provinciale. Su posizioni peraltro moderate, è stato segretario della Camera del Lavoro dal 2006, prima di ottenere l’aspettativa, nel 2013, per la sopraggiunta elezione al Pirellone tra i banchi del Pd. Poi con Renzi e il renzismo, il «riformista» Rosati si trova improvvisamente isolato a sinistra. «Io sono rimasto fermo, gli alti si sono spostati tutti a destra», spiegherà. Inevitabile comunque che sia lui in Lombardia a guidare la scissione, prima di Mdp e poi di Liberi e Uguali.
Nel frattempo le elezioni regionali bussano alle porte e per i compagni si affaccia il dilemma: allearsi con Gori o correre da soli? Sono settimane di passione a sinistra, con Rosati che finisce sulle prime pagine dei giornali nazionali. «Onorio, ripensaci», dicevano i titoli che riportavano gli appelli accorati dei padri nobili per convincere l’ex segretario della Camera del Lavoro a non rompere il fronte unitario a non favorire così la destra di Attilio Fontana. Pentito? «Per niente. Mi sono prestato per spirito di servizio nei confronti della mia comunità. Avevo messo in conto di non essere rieletto, ma quella candidatura era funzionale a un progetto politico». Un progetto politico naufragato. «Rimango responsabile milanese di Mdp-Articolo 1, in attesa del congresso da cui dovrà nascere finalmente la forza unitaria della sinistra», racconta lui. Rosati lavora ora al Sunia a un progetto che coinvolge altre città italiane per la riqualificazione delle periferie. «Guadagno 2.200 euro al mese per 14 mensilità. Benefit? Il cellulare e l’abbonamento Atm». Altra vita rispetto a quella del consigliere regionale. «Non c’è dubbio, ma va bene così. Mi sento più a mio agio in questa veste», dice mentre giura di voler rimanere nel sindacato. «Per un anno non posso ricoprire incarichi elettivi nell’organizzazione, lo prevedono le regole interne. Poi si vedrà. Mi piacerebbe rimanere in Cgil, anche se lo so che nel frattempo ho perso molti posti in fila in questi anni. Ma anche di questo non sono pentito. Nel 2013 avevo già più di 20 anni di sindacato alle spalle, era giusto provare l’esperienza in Consiglio regionale».
Dalle prime pagine dei giornali alla stanzetta del Sunia. «Una parabola normale. Però mi ha fatto piacere che al corteo del 25 aprile molti compagni mi abbiano riconosciuto e si siano avvicinati per salutarmi e ringraziarmi».
Nuova vita «Guadagno 2.200 euro al mese, non come i consiglieri regionali Ma a me va bene così»