Corriere della Sera (Milano)

L’ultima telefonata del cameriere perbene alla moglie lontana

Samsul aveva finito il turno al «Caffè Dante»

- di Gianni Santucci

Prima di venire ucciso in via Settembrin­i, Samsul Haque Swapan aveva chiamato sua moglie. Lo faceva ogni sera, tornando dal lavoro. Lei era rimasta in Bangladesh, lui era emigrato in Europa. Un ragazzo perbene impiegato al «Caffè Dante» di fronte al Castello.

All’una e mezza dell’altra notte il cameriere Samsul si scioglie il papillon, si sbottona la camicia bianca, indossa una maglietta e esce dal «Caffè Dante», il bistrot sulla via pedonale di fronte al Castello. Sorride ai colleghi: «Ciao a tutti, a domani». Mentre si incammina, prende il telefono e chiama a casa. Lo fa ogni sera, a fine turno, perché è l’unico momento in cui lui è libero dal lavoro e sua moglie, in Bangladesh, è già sveglia. Poi prende un autobus, scende in zona stazione Centrale e inizia a camminare: anche il percorso è sempre lo stesso, verso il palazzo al civico 8 di via Tonale, dove abita con alcuni amici. Nel tragitto, di fronte al civico 43 di via Settembrin­i, alle 2.35, viene ammazzato e rapinato. È l’ultimo agguato di quei due balordi che gli portano via cellulare e portafogli. I carabinier­i del Nucleo radiomobil­e, pochi minuti dopo, lo identifica­no grazie alla busta paga che il ragazzo porta in tasca: perché Samsul Haque Swapan, 22 anni, originario di Dacca (Bangladesh), era un ragazzo perbene, in regola col lavoro e i documenti, serio e socievole, e parecchio orgoglioso del suo impiego, cameriere in quel caffè elegante frequentat­o dai turisti.

Al suo Paese aveva fatto le scuole superiori e aveva preso un diploma in marketing, era emigrato molto giovane, aveva vissuto un paio d’anni in Inghilterr­a, a Hove, cittadina della costa britannica al confine con Brighton. Visitava spesso Londra, in quegli anni, e nelle giornate di sole si fermava in spiaggia. Questo raccontano le immagini del suo profilo Facebook, dove gli album di foto alternano la sua vita all’estero e i ricordi dell’infanzia, tra i quali uno scatto di Samsul bambino, col fratello alle spalle del padre, e un ricordo del genitore: «In quegli anni della sua vita mio padre ha fatto grandissim­i sacrifici soltanto per noi. I love a lot my father...».

A Milano era arrivato nel 2013 e subito s’era messo a lavorare, il suo primo abito fu la maglietta arancione di cameriere al McDonald’s. Il sorriso, all’epoca, comunicava quella stessa semplice fierezza che avrà poi (a partire dal 2015), dietro al bancone del «Caffè Dante», tra le bottiglie del bar e il grande lampadario di cristallo che pende dal soffitto. Il nome Samsul Haque Swapan è archiviato soltanto nei terminali dell’Ufficio immigrazio­ne della questura, ma mai, in questi quattro anni a Milano, ha avuto una ricorrenza nelle banche dati della giustizia: nella storia criminale della città è entrato l’altra notte come vittima. E in qualche modo anche come simbolo. Perché in quel quadrante di strade sul fianco della stazione si incrociano ogni giorno i percorsi e le vite dei tanti Samsul che sgobbano anonimi e sorridenti, e i movimenti dei balordi che sono scivolati dalla Centrale verso corso Buenos Aires (a causa dei continui controlli delle forze dell’ordine) per ubriacarsi, aggredire, rapinare.

Al «Caffé Dante» il cameriere Samsul si sentiva a casa, in particolar­e dal giorno dell’aprile

Un ragazzo perbene Samsul aveva 22 anni. Originario del Bangladesh, era in regola con il lavoro

2016 in cui partecipò alla cena per i dipendenti del locale; decine di vassoi di frutti di mare distribuit­i sui tavoli e le foto ricordo con i colleghi. L’ultima immagine di questo ragazzo è coloratiss­ima: lui in abito grigio, camicia blu, cravatta ben annodata al collo; e al suo fianco una giovane che non guarda nell’obiettivo, abito fucsia ricamato, elaborato gioiello tradiziona­le con diadema che le circonda la testa. È la sua sposa, nel giorno del matrimonio.

 ??  ?? Nel bar Samsul Haque Swapan, 22 anni, ucciso in via Settembrin­i. A Milano dal 2013, lavorava al «Caffè Dante»
Nel bar Samsul Haque Swapan, 22 anni, ucciso in via Settembrin­i. A Milano dal 2013, lavorava al «Caffè Dante»
 ??  ?? Il matrimonio Un’immagine presa da Facebook di Samsul Haque Swapan, il giorno del suo matrimonio. Lui è emigrato mentre lei è rimasta a Dacca in Bangladesh
Il matrimonio Un’immagine presa da Facebook di Samsul Haque Swapan, il giorno del suo matrimonio. Lui è emigrato mentre lei è rimasta a Dacca in Bangladesh

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy