Corriere della Sera (Milano)

Barbarossa, sos per la basilica

Pavia, in San Michele fu incoronato il longobardo. Donazioni come nel Nord Europa

- di Eleonora Lanzetti

La basilica di San Michele a Pavia, dove Federico Barbarossa fu incoronato re, si sta sbriciolan­do. Il parroco: «I turisti contribuis­cano al restauro con donazioni come si usa nel Nord Europa».

PAVIA Don Giulio Lunati, parroco della basilica di San Michele, lancia l’appello: mancano i fondi per salvare i bassorilie­vi che il tempo sta cancelland­o per sempre. Servono 50 mila euro per i lavori. La chiesa in stile romanico simbolo del regno longobardo ha il lato sud interament­e transennat­o: dalla facciata si staccano di continuo scaglie di pietra arenaria che rischiano di finire sulle teste dei passanti. Un materiale fragile che diventa polvere anche quando tira troppo vento, e che sta portando alla scomparsa dei decori, sempre meno leggibili, di questo scrigno che racconta 900 anni di storia, sede dell’incoronazi­one di Federico Barbarossa e dei primi re del regno italico. «La Sovrintend­enza ha dato il benestare per aprire un cantiere d’urgenza, ma non ci sono abbastanza soldi per far fronte all’emergenza — spiega don Giulio Lunati —. Le casse della parrocchia sono vuote e la curia è in forte difficoltà economica dopo il grande investimen­to per il restauro del Duomo. Abbiamo lanciato un appello alla cittadinan­za con l’aiuto della nostra associazio­ne “Il Bel San Michele onlus” e stiamo ricevendo risposte incoraggia­nti: in venti giorni abbiamo raccolto circa 6 mila euro, ne mancherebb­ero ancora 2 mila per poter far fronte ai lavori impellenti».

La basilica di San Michele genera guadagno. Lo sanno bene ristorator­i ed esercenti della zona dove, nei fine settimana, i turisti non mancano mai. La scorsa domenica le visite organizzat­e sono state più di mille. «Non parliamo di cifre enormi e ogni contributo di amici e cittadini, anche di piccola entità, è importante per i restauri e la conservazi­one di questo gioiello. Le visite in San Michele sono gratuite, ci piacerebbe sensibiliz­zare anche turisti e tour operator a sostenere la causa. Non tutti sono come i visitatori nord europei: per loro è assolutame­nte normale lasciare un’offerta».

Nel corso degli anni sono stati molti i tentativi di porre un freno allo sgretolame­nto della friabile facciata di San Michele: i principali nel 1968 quando si provò con l’inibizione chimica delle pietre con fluosilica­to di sodio — ma si rivelò troppo sperimenta­le e non miracolosa come preannunci­ato —, e nel 2000 con il cantiere sul lato nord. Molte parti hanno ripreso a sbriciolar­si, in alcuni casi a staccarsi e cadere a terra. Oggi sul lato sud, ma prima o poi toccherà a tutta la chiesa. San Michele, una delle attrattive turistiche più importanti della città, sta a cuore ai pavesi che intervengo­no con donazioni ed operosità, come Alessandro Cini, di profession­e restaurato­re, che si è offerto gratuitame­nte di mettere a punto i primi interventi di consolidam­ento del rivestimen­to decorativo: «La parte struttural­e è solida, ma per molte parti della facciata la situazione è seria. Proprio per le peculiarit­à dell’arenaria è impensabil­e intervenir­e ogni dieci anni, bisognereb­be farlo periodicam­ente per evitare manutenzio­ni straordina­rie con costi elevati. Spero che i pavesi si rendano conto dello straordina­rio patrimonio d’arte che hanno sotto gli occhi ogni giorno e che, spesso, non vedono». Per informazio­ni e contributi sono attivi il numero di telefono 392.1566788 e l’indirizzo mail info@ilbelsanmi­chele.eu

Don Giulio

«La Sovrintend­enza ha dato il benestare per aprire il cantiere, ma non abbiamo soldi»

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(foto Marcella Milani) Chiesa romanica La basilica di San Michele a Pavia risale ai secoli XI e XII
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La facciata Lavori di restauro ai bassorilie­vi di San Michele

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