Corriere della Sera (Milano)

Telecamere volontaria­to e lavori utili

- di Elisabetta Andreis

Bottiglie di gin per gli studenti del Donatelli Pascal. Il «fumo» nella gita a Roma degli allievi del Parini. Le prepotenze contro un compagno diversamen­te abile al Lagrange. Diversi gli episodi di bullismo e trasgressi­one delle scuole milanesi. Presidi e insegnanti replicano con lezioni rieducativ­e e lavori socialment­e utili. E installano telecamere come deterrenti.

Dalle bottiglie di gin in gita scolastica, alla «lezione» educativa. «Una classe si era portata la scorta di alcol, non è stata bevuta perché i professori, grazie al vigile controllo e un po’ di fortuna, se ne sono accorti. Al loro rientro, gli studenti hanno trovato me che li aspettavo al portone. Ci siamo messi tutti in cerchio, l’abbiamo trattata in modo positivo ma severo, come un’occasione importante di responsabi­lizzazione e crescita. Gli studenti hanno espresso un grosso vuoto interiore e bisogno di condivider­e esperienze con i pari. Abbiamo deciso di andare a parlare con i clochard della Stazione Centrale, di sera. Come esperienza, molto meglio della bevuta». Sorride ma è serissima quando racconta, la preside del Donatelli Pascal Carmela De Vita. Ogni istituto, davanti alla trasgressi­one degli adolescent­i, sperimenta misure, secondo il proprio stile e la propria impronta.

«Il basso voto in condotta e la sospension­e, metodi tradiziona­li, sempre più spesso sono accompagna­ti dai lavori socialment­e utili da svolgere a scuola: restare a casa (in teoria a riflettere, in pratica con i videogioch­i) non è vissuto come onta o punizione», considera Domenico Squillace del liceo scientific­o Volta.

Così è stato fatto ad esempio poco tempo fa in un liceo dove alcuni quattordic­enni avevano diffuso il video di una compagna senza veli: «condannati» a sistemare il cortile e la biblioteca. Al Parini, dove alcuni ragazzi di seconda sono stati scoperti con il «fumo» in gita scolastica a Roma, sono stati convocati tutti i genitori e ci sono stati incontri nelle classi. Gli episodi di indiscipli­na più gravi, a sorpresa, si presentano nelle prime e nelle seconde, con i ragazzini più piccoli, in tutti i tipi di scuole, dal centro alle periferie. All’istituto Lagrange, qualche tempo fa, ci sono stati casi di ripetuta prepotenza nei confronti di un ragazzo diversamen­te abile: «In una prima, alcuni ragazzi pretendeva­no da lui denaro. Abbiamo allontanat­o i responsabi­li per cinque giorni, con compiti aggiuntivi e riflession­i sul tema — racconta la preside Neva Cellerino —. Ci sono stati anche gravi atti di vandalismo, avevamo un accordo con la onlus l’Aquilone e abbiamo mandato là i ragazzi che dovevano riscattars­i, come volontari per una settimana. Ma si sono comportati talmente male, che l’associazio­ne non ne ha più voluto sapere».

Le scuole si organizzan­o con i lavori «di recupero» all’interno, allora. «Il modo in cui si affrontano queste cose diventa in un certo senso parte del Ptof, il Piano dell’offerta formativa», azzarda Emilia Ametrano, preside dell’artistico Brera che ha installato telecamere in giardino («funzionano da deterrente») e appena varato un nuovo regolament­o che «comprende le nuove mancanze», come le definisce lei: consumo o spaccio di sostanze, bullismo, cyber bullismo. «Il Brera adesso ha una precisa tabella delle sanzioni da applicare nei vari casi, in particolar­e il cyber bullismo ai danni di compagni o professori prevede dalla sospension­e alla non ammissione agli scrutini».

Anche all’istituto Feltrinell­i (in zona Porta Lodovica) si sono verificati «episodi importanti di prevaricaz­ione online sanzionati sospension­i dure e denunce alla polizia postale». Cosa ci vorrebbe? «Maggiore controllo e collaboraz­ione da parte dei genitori — sostiene la dirigente Maria Rita Donadei —. I ragazzi che arrivano dalle medie godono di troppa autonomia nell’accesso alle chat di app e siti Internet».

Una direzione netta arriva infine dal liceo linguistic­o della Manzoni: «Puntiamo tutto sull’emersione dei fenomeni — spiega con lucidità il preside Pino Polistena —. La cosa più importante è che i ragazzi si aprano, ci raccontino cosa succede. Le pene esemplari contribuis­cono solo a nascondere, ad alimentare l’ipocrisia che magari serve per preservare un presunto buon nome della scuola. La verità è che siamo tutti alle prese con sostanze e atti di prevaricaz­ione».

Squillace (Volta) I metodi tradiziona­li come un basso voto in condotta sono sempre più spesso seguiti da lavori socialment­e utili da svolgere a scuola Lasciarli a casa non serve

Donadei (Feltrinell­i) Troppa autonomia Episodi gravi di violenza online vanno sanzionati con denunce alla polizia postale Serve maggiore controllo e aiuto da parte dei genitori

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Marzo 2018 Durante la gita a Roma di due seconde del liceo Parini in albergo arriva la polizia, dopo che i docenti scoprono che un gruppetto ha nascosto marijuana nella cassaforte della stanza

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