Elezioni a Cinisello La sinistra rischia nell’ultimo bastione
Gli scissionisti inguaiano il sindaco Trezzi Salvini lancia Ghilardi: cancelliamo i dem
È l’ultimo grande bastione del centrosinistra nell’area metropolitana. Dopo lo choc della caduta di Sesto San Giovanni — la mitologica (ex) Stalingrado d’Italia strappata a sorpresa un anno fa dal centrodestra — la vicina Cinisello Balsamo, oltre 70 mila abitanti nell’hinterland Nord, praticamente da sempre feudo della sinistra, s’annuncia come «la» sfida delle prossime Comunali di giugno. Qui, alle porte di Milano, in una di quelle città dormitorio esplose demograficamente negli anni in cui le grandi imprese milanesi calamitavano forza lavoro dal Mezzogiorno, il Pd dovrà difendersi dagli attacchi di un centrodestra che sogna di ripetere l’operazione ribaltone e dal Movimento cinque stelle, pronto allo sgambetto.
Lo scenario alla vigilia del voto è delineato. E non può non tenere in considerazione i recenti risultati del 4 marzo. Che hanno certificato un centrodestra che viaggia sospinto dal vento in poppa. La coalizione a forte trazione leghista si presenta per la prima volta compatta, coagulando anche due liste civiche moderate che cinque anni fa raccolsero il 10 per cento. A guidare il raggruppamento sarà il giovane capogruppo leghista uscente Giacomo Ghilardi. «È un candidato molto simile a me: ha esperienza ed è un ragazzo che si è speso molto sul territorio — è il giudizio del sindaco azzurro di Sesto, Roberto Di Stefano —. Sono convinto che sia la persona giusta per vincere. C’è tanta voglia di cambiamento dopo anni di un’amministrazione che ha lavorato poco e male». E ieri, a Cinisello è arrivato Matteo Salvini per suonare la carica: «Dopo 70 anni possiamo cancellare la sinistra da Cinisello Balsamo».
Visto il quadro generale, il sindaco Siria Trezzi rischia di partire con la zavorra di un Pd poco brillante. Figlia di un nome storico del Pci cinisellese, eletta con il 65 per cento dei voti con in mano ancora la tessera di Sel, prima del suo passaggio ai dem, il sindaco andrà a caccia della conferma con un centrosinistra che si presenta diviso e litigioso. «Sarà un voto di orgoglio, qui c’è una giunta che ha saputo unire inclusione e innovazione», non si dà per vinto il segretario metropolitano pd Pietro Bussolati. Trezzi può contare sul supporto dell’ala sinistra, che qui ha continuato a governare insieme con il Pd. «Ci siamo confrontati con il candidato che ha accolto i nostri 15 punti programmatici», sottolinea Alberto Amariti di Leu, formazione che si schiererà al fianco del sindaco uscente con un cartello di sigle che comprende anche Rifondazione. Dissidi politici e il mancato passaggio per le primarie hanno però causato smottamenti nei dem. E in oltre 60 hanno lasciato il Pd. La nutrita pattuglia di autosospesi ha creato Alternativa civica, che rischia di condannare il Pd a restare fuori dal secondo turno. Il nuovo soggetto, in alleanza con altre due liste nel «Polo civico», correrà con un candidato proprio, Luigi Marsiglia, ex segretario dem cittadino. E se il Pd arrivasse al ballottaggio? «Teniamo le mani libere» avverte Giacomo Parafioriti, capogruppo uscente degli scissionisti.
Il centrosinistra deve guardarsi le spalle dal M5S, che neanche due mesi fa s’è imposto come primo partito in città. Ora i pentastellati sono chiamati a trovare un equilibrio tra gli exploit delle Politiche e le tradizionali difficoltà ad imporsi alle Comunali. Scegliere il «portavoce» non è stata operazione facile. La prima scelta della base è andata a cozzare con i rigidi regolamenti del movimento: la precedente esperienza civica ha fermato la corsa di Roberto Maria Bacci. Il candidato sarà l’ambientalista Maurizio Zinesi, dirigente in pensione di una multinazionale della logistica. I temi «verdi» saranno il suo cavallo di battaglia, a partire dallo stop al contestato ampliamento di un centro commerciale. «Puntiamo a raggiungere almeno il secondo turno, contro il centrodestra» dice il grillino Giancarlo Dalla Costa.