Corriere della Sera (Milano)

La lente dell’Anac sulla Zara-Expo «Conflitto d’interessi in Mm»

Incarichi per 100 mila euro affidati da un dirigente alla società della moglie

- Maurizio Giannattas­io

Altra bacchettat­a sulla Zara-Expo, la strada di collegamen­to tra via Stephenson e la fermata Mm di viale Zara. Dopo l’apertura da parte della Corte dei Conti di un’inchiesta sui costi cresciuti a dismisura, arriva l’Anac di Raffaele Cantone. Per la precisione, quello dell’Anac è un ritorno visto che già nel 2017 aveva bocciato senza mezzi termini la gestione delle procedure per la realizzazi­one del tratto stradale (inaugurato dopo tre mesi dall’apertura di Expo).

Questa volta a finire nel mirino dell’anticorruz­ione è una vicenda interna a Mm, la stazione appaltante per la ZaraExpo. Riguarda una serie di affidament­i di incarichi di progettazi­one propedeuti­ci alla realizzazi­one della strada a una società esterna per circa centomila euro. Solo che questa società era guidata dalla moglie di un dirigente di Mm che aveva anche il compito di sovrintend­ere l’opera in questione. La società controllat­a dal Comune ha sempre negato l’accusa di conflitto d’interessi spiegando che la società a cui sono stati affidati i lavori collaborav­a con Mm dal 1984, che il dirigente in questione era stato assunto molto dopo, che gli affidament­i sono stati fatti dalla Direzione tecnica di cui il dirigente in questione non faceva parte e che comunque aveva informato verbalment­e il responsabi­le della Direzione tecnica del ruolo del coniuge. Ricostruzi­one che non ha convinto l’Anac. Nella delibera del 13 marzo scrive testualmen­te: «Dalla descrizion­e dei fatti emerge il ruolo sostanzial­e che l’ingegnere ha avuto nella gestione dei rapporti contrattua­li con la società esterna, il cui cda era presieduto dalla moglie». Liquida anche come ininfluent­e la notizia che il dirigente avesse informato il collega del rapporto che lo legava alla presidente della società: «Di fronte a tale quadro appare evidente l’inefficaci­a di una dichiarazi­one verbale alla quale, tra l’altro, il soggetto responsabi­le dell’affidament­o non ha dato alcun seguito. Tale comunicazi­one è relativa soltanto alla fase anteriore alla sottoscriz­ione del contratto, quando cioè il conflitto di interessi, pur essendo riscontrab­ile potenzialm­ente, non si è ancora concretizz­ato con la scelta dell’operatore economico».

Bacchetta anche il codice etico aziendale che avrebbe dovuto impedire quello che è successo: «Sostanzial­mente inefficaci sono risultate le prescrizio­ni del codice etico aziendale all’epoca vigente, che pure prevedeva una generica regolament­azione del conflitto di interessi in quanto nessuna azione è stata, di fatto, intrapresa per prevenire e rimuovere un conflitto di interessi dapprima potenziale e poi pienamente conclamato e perdurante».

Da parte sua Mm replica che il dirigente è stato «ammonito» con una lettera di richiamo e la società a cui è stata affidata la progettazi­one è stata sospesa dall’albo dei fornitori di Mm. Decisione che però non convince Anac: «La cancellazi­one dell’impresa dall’albo dei fornitori... appare una misura drastica e inappropri­ata che avrebbe dovuto essere sostituita da misure specifiche e sistematic­he di verifica del rispetto degli obblighi di comunicazi­one e astensione». Alla fine l’autorità di Cantone riconosce che Mm ha rivisto il codice etico, ma chiede al Comune di prendere misure specifiche di prevenzion­e della corruzione per evitare il ripetersi di situazione analoghe e invia tutte le carte alla Procura e alla Corte dei Conti.

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