La lente dell’Anac sulla Zara-Expo «Conflitto d’interessi in Mm»
Incarichi per 100 mila euro affidati da un dirigente alla società della moglie
Altra bacchettata sulla Zara-Expo, la strada di collegamento tra via Stephenson e la fermata Mm di viale Zara. Dopo l’apertura da parte della Corte dei Conti di un’inchiesta sui costi cresciuti a dismisura, arriva l’Anac di Raffaele Cantone. Per la precisione, quello dell’Anac è un ritorno visto che già nel 2017 aveva bocciato senza mezzi termini la gestione delle procedure per la realizzazione del tratto stradale (inaugurato dopo tre mesi dall’apertura di Expo).
Questa volta a finire nel mirino dell’anticorruzione è una vicenda interna a Mm, la stazione appaltante per la ZaraExpo. Riguarda una serie di affidamenti di incarichi di progettazione propedeutici alla realizzazione della strada a una società esterna per circa centomila euro. Solo che questa società era guidata dalla moglie di un dirigente di Mm che aveva anche il compito di sovrintendere l’opera in questione. La società controllata dal Comune ha sempre negato l’accusa di conflitto d’interessi spiegando che la società a cui sono stati affidati i lavori collaborava con Mm dal 1984, che il dirigente in questione era stato assunto molto dopo, che gli affidamenti sono stati fatti dalla Direzione tecnica di cui il dirigente in questione non faceva parte e che comunque aveva informato verbalmente il responsabile della Direzione tecnica del ruolo del coniuge. Ricostruzione che non ha convinto l’Anac. Nella delibera del 13 marzo scrive testualmente: «Dalla descrizione dei fatti emerge il ruolo sostanziale che l’ingegnere ha avuto nella gestione dei rapporti contrattuali con la società esterna, il cui cda era presieduto dalla moglie». Liquida anche come ininfluente la notizia che il dirigente avesse informato il collega del rapporto che lo legava alla presidente della società: «Di fronte a tale quadro appare evidente l’inefficacia di una dichiarazione verbale alla quale, tra l’altro, il soggetto responsabile dell’affidamento non ha dato alcun seguito. Tale comunicazione è relativa soltanto alla fase anteriore alla sottoscrizione del contratto, quando cioè il conflitto di interessi, pur essendo riscontrabile potenzialmente, non si è ancora concretizzato con la scelta dell’operatore economico».
Bacchetta anche il codice etico aziendale che avrebbe dovuto impedire quello che è successo: «Sostanzialmente inefficaci sono risultate le prescrizioni del codice etico aziendale all’epoca vigente, che pure prevedeva una generica regolamentazione del conflitto di interessi in quanto nessuna azione è stata, di fatto, intrapresa per prevenire e rimuovere un conflitto di interessi dapprima potenziale e poi pienamente conclamato e perdurante».
Da parte sua Mm replica che il dirigente è stato «ammonito» con una lettera di richiamo e la società a cui è stata affidata la progettazione è stata sospesa dall’albo dei fornitori di Mm. Decisione che però non convince Anac: «La cancellazione dell’impresa dall’albo dei fornitori... appare una misura drastica e inappropriata che avrebbe dovuto essere sostituita da misure specifiche e sistematiche di verifica del rispetto degli obblighi di comunicazione e astensione». Alla fine l’autorità di Cantone riconosce che Mm ha rivisto il codice etico, ma chiede al Comune di prendere misure specifiche di prevenzione della corruzione per evitare il ripetersi di situazione analoghe e invia tutte le carte alla Procura e alla Corte dei Conti.