«Basta violenze, militari sui treni»
Il racconto del poliziotto: erano in tanti, mi hanno accerchiato, sono caduto e ho perso conoscenza La Regione rilancia, il sindacato frena. Botte all’agente: «Siamo profughi, non puoi farci niente»
Un agente di polizia picchiato da un gruppo di immigrati senza biglietto sul treno MilanoTirano, domenica pomeriggio. I testimoni: «Gridavano: non puoi farci niente». Arrestati due nigeriani richiedenti asilo, si cercano i complici. La Regione vuole i militari sui treni.
«Mi hanno urlato in faccia: siamo profughi, non puoi farci niente. Erano in tanti, mi hanno accerchiato, preso a pugni. Sono caduto a terra, sentivo i loro calci. Poi ho perso i sensi». L’assistente capo Mauro Guilizzoni, 41 anni, originario di Verbania, agente della squadra volante della Questura di Lecco, è ancora sotto choc. Ai colleghi che sono andati a trovarlo in ospedale dove è rimasto ricoverato una notte, mostra i lividi, sulle spalle, sul torace, una mano gonfia. Aggredito da un gruppo di migranti, almeno una decina, dopo essere intervenuto per difendere un capotreno, insultato e minacciato da alcuni nigeriani che non avevano il biglietto. Domenica pomeriggio il violento pestaggio sulla linea Milano-Tirano, all’altezza di Arcore. Il poliziotto ancora non riesce a capacitarsi di quanto accaduto sul treno che lo stava portando a Lecco per iniziare il turno serale. «Quando ho ripreso conoscenza la banda si era dileguata. Ricordo che continuavano a ripetere che non potevo fermarli. L’hanno fatto i miei colleghi poco dopo». La consapevolezza di aver compiuto il suo dovere nelle parole affidate agli amici e al procuratore capo di Lecco, Antonio Chiappani, che gli ha fatto visita in ospedale. La descrizione minuziosa dei volti e degli abiti che indossavano fornita dal poliziotto e dal capotreno ha consentito di arrestare alla stazione di Calolziocorte due giovani nigeriani. Due richiedenti asilo di 24 e 25 anni, residenti a Monza e a Lodi. Sono accusati di lesioni in concorso, tentata rapina, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Oggi in Tribunale a Lecco l’udienza di convalida. Si cercano gli altri componenti della banda. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza in tutte le stazioni lungo la tratta dove potrebbero essere scesi e risaliti su altri convogli. «Stavano venendo a Lecco. Questo è sicuro. Non nego la preoccupazione per quanto accaduto. Al fine di evitare che si formino delle bande, devono essere potenziati i controlli, soprattutto nei centri di accoglienza, dove i migranti si ritrovano e si aggregano», commenta Antonio Chiappani. «La situazione è diventata insostenibile — aggiunge Mario Scinetti, segretario del Siulp di Lecco e agente della Polfer —. Ogni giorno svolgiamo servizi programmati sui convogli. Ma ne partono sette ogni ora, copriamo una tratta di 250 chilometri che va da Osnago a Tirano, comprende la Brianza e parte della Bergamasca, siamo solo sedici agenti e da un anno è stato persino chiuso il presidio della polizia ferroviaria nella stazione di Sondrio. La verità è che una volta che queste persone salgono sul treno senza biglietto diventano ingestibili. Servirebbero i tornelli, come a Milano». Intanto ieri pomeriggio l’assistente capo Guilizzoni è stato dimesso. Pantaloni corti, cappellino, passo affaticato, ha lasciato l’ospedale Manzoni scortato dalla polizia. La prognosi è di sette giorni. «Ha chiesto di tornare in servizio sulle volanti il prima possibile», assicura il questore di Lecco, Filippo Guglielmino.
Il racconto Erano in tanti, mi hanno accerchiato. Sono caduto a terra, ho perso i sensi e la banda è scappata