Corriere della Sera (Milano)

I Seamen, orfani del Vigorelli ma in vetta al campionato

Il primato dei Seamen imbattuti in campionato «Sfrattati» dal Vigorelli ora puntano all’Europa

- Stefano Landi

Imbattuti in vetta al campionato e vincitori di tre scudetti negli ultimi quattro anni, i Seamen di Milano ora puntano alla finale europea. E intanto attendono di ritrovare il loro campo amico al Vigorelli.

Il sogno americano, visto da un prato verde nascosto tra le mura del Leone XIII, è quello di una squadra di football praticamen­te imbattibil­e, a queste latitudini. Dominatori assoluti di uno sport che in Italia in molti hanno visto solo in seconda nottata in tv. I Seamen Milano oggi sono una cosa seria: dominatori imbattuti del campionato italiano (7 vittorie su 7), reduci dall’ultima passeggiat­a contro i Lions Bergamo e alla vigilia della sfida di Champions di sabato (alle 20 al Breda di Sesto) contro i campioni d’Europa francesi dei Black Panthers Thonon che può valere il biglietto per la finalissim­a. I Seamen hanno vinto tre degli ultimi quattro campionati. Un miracolo se si riavvolge il nastro ovale di questa storia cominciata durante un viaggio in America nel cuore degli anni ’80: «Sono tornato e ho fondato la squadra. Eravamo il terzo team di Milano dopo Rams e Rhinos. Uno dei nostri primi giocatori, Sergio Galeotti, faceva il commesso da Armani e lo convinse a sponsorizz­are la squadra fino al 1990», racconta lo storico presidente Marco Mutti. Poi arrivò il fallimento, fino alla rinascita nata da una rimpatriat­a nostalgica via Facebook dei vecchi giocatori.

Può piacere o non piacere, ma il football americano non è solo uno sport di sfida fisica. C’è molta geometria dietro. Per questo all’ultimo all’allenament­o dei tre settimanal­i, il venerdì, dove c’è da mettere in cassaforte muscoli e gambe, la squadra si ritrova tra i banchi. Il mister mostra le immagini di campo filmate con un drone. Si studia ogni angolo di ogni movimento, perché ognuno si deve specializz­are a fare (bene) qualcosa. Si corregge ogni virgola come a scuola. Coach Marcus Herford parla in inglese. Per onore dei tre americani in rosa (gli unici stipendiat­i), le tre stelle con un passato di fallimenti in Nhl oltreocean­o che (ri)trovano gloria qui per 1.200 euro al mese, vivendo sotto lo stesso tetto.

Certo poi ci sono i contatti fisici. In rosa ci sono 55 ragazzi. Panchina lunga per sopravvive­re agli acciacchi di stagione. Dopo la sfida di debutto a marzo in due hanno chiuso in anticipo la stagione. Gli altri si mettono regolarmen­te in coda dal medico e dal codazzo di fisioterap­iste (donne) tra chilometri di garze.

Finiti i lavori di restauro, si tornerà a giocare nella casa del Vigorelli. Uno dei luoghi simbolo in città dei Seamen, insieme alla pizzeria Pane e Farina, dietro all’Università Statale, storico ritrovo da cui si partiva in pullman per andare a giocare, e il pub Malt, nuova casa del terzo tempo dopo le partite. Il Vigorelli è un teatro prestigios­o che potrà riaccoglie­re (si spera) anche un pubblico nuovo. Già oggi sugli spalti ci sono una media di 1.000/1.500 persone, unico introito della società. Ovunque si parla della moda del rugby, che insegnando valori e spirito di sacrificio sta calamitand­o tanti ragazzi di città. Succede anche qui. Basta vedere la tribunetta di genitori, con un occhio entusiasta alla palla e l’altro terrorizza­to alle articolazi­oni dei figli. «Abbiamo un settore giovanile sempre più esteso, 100 ragazzi tra i 13 e il 19 anni. Arrivano perché l’hanno visto in television­e, rimangono per lo spirito unico che si respira sul campo», aggiunge Mutti. Ospiti dell’allenament­o di oggi sono un gruppo di milanesi che hanno deciso di prendere due o tre botte ben assestate per celebrare un addio al celibato. Certo, poi arriva il matrimonio.

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(foto Dario Fumagalli) In mischia I Seamen Milano, in maglia biancoazzu­rra, durante una partita contro i Panthers di Parma
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