Il clochard con le pentole in valigia «I miei fornelli sul marciapiede»
Antonio, ex cuoco: se ho i soldi faccio la spesa e mi cimento
bicchieri, le padelle e la moka li porto sempre con me in una valigia. Sono il mio tesoro». Spesso condivide le sue preparazioni con gli universitari che frequentano la biblioteca del dipartimento di Scienze politiche della Statale: «Mi piace ascoltare i ragazzi, guardarli in faccia e cercare di car- pire i loro sogni». Cosa preferisce cucinare? «Piatti semplici ma gustosi, basta poco per dare sapore: qualche foglia di basilico, di menta o una spezia. Io, comunque, adoro le mezze maniche con i gamberetti, quando posso li acquisto». Antonio ha una grande dignità, lo si capisce subito. Maglione rosso, jeans scuri e scarpe da ginnastica blu: «I vestiti me li regalano le persone che vivono qui intorno. Una signora mi ha anche portato il pigiama in ospedale: mi hanno operato d’urgenza per un’ulcera perforante al Policlinico». I milanesi è come se lo avessero adottato, lo salutano passando per via Mascagni e durante i mesi più freddi organizzano una colletta per farlo dormire in un albergo: «Un posto semplicissimo in zona Loreto», rivela. Si è fatto voler bene per la sua educazione, la discrezione, la bontà d’animo e la sua storia. Di origine è pugliese, nato a Brindisi, è arrivato nel capoluogo lombardo a 14 anni: «Per cercare un lavoro e non pesare sui miei genitori. Ho incominciato come aiutante di un cuoco professionista». Si è innamorato: «Ho conosciuto una ragazza, ci siamo sposati quando avevo 21 anni, sono nate due figlie, oggi hanno 25 e 19 anni, la prima lavora e la