Sarah Stride Voce da scoprire
Una cantautrice talentuosa fuori dagli schemi. «Le etichette sono comode ma non fanno per me»
Si sente l’amore per la canzone italiana e per artiste quali Nada e l’Antonella Ruggiero dell’era Matia Bazar, nella musica di Sarah Stride. Ma ciò che più colpisce di «Schianto», l’ultimo Ep della cantautrice comasca, milanese d’adozione, è la forte personalità con cui questi riferimenti si fondono con un’attitudine rock e una ricerca sonora volta alla costruzione di raffinate trame elettroniche minimali. È il mondo di Sarah Demagistri, che sabato sarà al Leoncavallo con il chitarrista Alberto Turra e con un concerto speciale. Spiega lei: «Proporremo miei brani in acustico, per poi passare a cover di vario genere, da «Forma e sostanza» dei C.S.I. a pezzi balcanici e mediorientali rivisitati con un approccio avanguardista e strafottente».
I due aggettivi rispecchiano il modo di muoversi sulla scena musicale della songwriter 38enne, outsider lontana dai trend del momento. «Per me sono fondamentali due aspetti», dice Sarah. «Da un lato la completa mancanza di appartenenze: quando lanicare voro su una canzone non penso mai che la vorrei orecchiabile o indie e così via. Dall’altro uno studio rigoroso, perché sono convinta che solo nel momento in cui si conosce bene la materia che si sta maneggiando si possa davvero essere naturali nel comusongwriter, ciò che si è». Da questo punto di vista «Schianto» — anticipazione di un album, il secondo per Sarah, in uscita il prossimo autunno — è un manifesto d’intenti che trova il suo slogan nella title track: «Sacrosanto chiedere il mio posto ad alta voce», canta la affiancata nella stesura dei testi da Simona Angioni. « Come musicalmente non sono mai riuscita a far parte di una cricca, anche nella vita non ho mai avuto una compagnia, né sono stata fanatica di qualcosa, il che mi ha fatto sentire fuori posto in un Paese come l’Italia, dove tutto viene incasellato. Classificare è confortevole, ma io non sono così: in “Schianto” reclamo la libertà di potermi creare uno spazio per me che non sia preesistente».
Trasferitasi a Milano 20 anni fa, Sarah Stride vanta collaborazioni con Ivano Fossati, Aldo Nove, Carlo Boccadoro, Howie B, figure diverse tra loro perché eclettica è stata la sua formazione. «Arrivo dal liceo artistico e dall’Accademia di Brera, poi ho fatto un master in arteterapia, disciplina di cui mi occupo tutt’oggi. Quanto alla musica, ho studiato pianoforte per anni con un maestro privato, ma essenzialmente sono un’autodidatta sin dall’età di 15 anni». Forse da prima: «Da piccola, dato che abitavo in un appartamento e non potevo disturbare i vicini, mi chiudevo in camera, mi piazzavo sul letto e cantavo con la faccia schiacciata sotto ai cuscini. Ora in fondo faccio lo stesso, ma in libertà».