Bimbo autistico alle elementari «Scelta fatta per il suo bene»
Desidero precisare alcune cose dopo gli articoli usciti sul Corriere a proposito del caso del bambino autistico non «trattenuto» dall’asilo. Innanzitutto, la decisione è stata presa all’unanimità dal Collegio degli educatori, di cui fa parte anche l’educatrice di sostegno, che hanno avuto modo di conoscere a fondo il piccolo e di individuarne prima di tutto le potenzialità. Questo lavoro, fatto dialogando sia con i genitori sia con gli specialisti da loro incaricati — a cui più volte è stata data la possibilità di verificare in sede i progressi del bambino —, ha portato le educatrici a valutare che l’uscita di tutti i suoi coetanei e l’ingresso di sei bambini piccoli nel prossimo anno scolastico non avrebbe costituito una condizione di benessere per lui. Il passaggio alla scuola primaria, al contrario, può amplificare le competenze che fino ad ora ha acquisito, come peraltro prevede la legge 104/1992: «L’integrazione scolastica […] ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione». Altri due aspetti importanti non hanno trovato spazio nel racconto degli scorsi giorni.
Il primo riguarda le indicazioni del Miur: «L’eventuale trattenimento alla scuola dell’infanzia di bambini in età dell’obbligo scolastico è da considerarsi assolutamente straordinario». La decisione spetta, per norma, al Collegio degli educatori: sono meno del’1% mediamente i casi di deroga all’obbligo scolastico. Non è quindi una questione di risorse da dedicare al sostegno, come riportato negli articoli, ma di valutazione puntuale e personale del percorso di ogni bambino.
Ed eccomi al secondo e ultimo punto: la scuola frequentata dal bambino è un fiore all’occhiello del nostro sistema educativo proprio per la sua spiccata attitudine all’inclusività a tutti i livelli. Si parla di un asilo che storicamente accoglie bambini in situazioni di disagio famigliare e di disabilità, avvalendosi anche della collaborazione di associazioni che da anni tutelano diritti e autonomia dei bimbi. Questo, però, non significa che sul territorio milanese non ci siano altrettanto eccellenti scuole primarie pubbliche particolarmente attente e accoglienti, con cui le educatrici, nella relazione, si sono offerte di avviare fin da subito un percorso di continuità, per facilitare il passaggio e l’inserimento del bambino nella sua nuova scuola e per creare un’alleanza e una cooperazione sul progetto educativo e didattico con le sue future insegnanti.