Corriere della Sera (Milano)

Gli investimen­ti sporchi dei broker ignoti al Fisco: bloccati conti, case e box

- Federico Berni

Uno, da abile speculator­e di Borsa qual era, dava consigli ad altri malavitosi su piani di investimen­to finanziari, ma per gli ispettori del Fisco era praticamen­te un nullatenen­te. Un povero ricco. L’altro dichiarava redditi che al massimo raggiungev­ano poche migliaia di euro, ma poteva contare su un solido patrimonio immobiliar­e tra appartamen­ti, box, magazzini e autorimess­e a Cesano Maderno, nel monzese, la sua città di residenza. Ma le indagini dei carabinier­i della quinta sezione del Nucleo Investigat­ivo, agli ordini del capitano Federico Smerieri, hanno alzato il velo sulle reali disponibil­ità economiche di Fortunato Calabrò e di Rosario Sarcone, entrambi arrestati a settembre nell’ambito dell’operazione «Dedalo», che aveva svelato l’influenza delle cosche della ‘ndrangheta di San Luca in Lombardia, tra traffici di cocaina e armi.

Gli accertamen­ti dei militari sono sfociati nell’esecuzione di due decreti di sequestro, finalizzat­i alla successiva confisca, emessi dalla magistratu­ra su beni immobili e liquidità finanziari­e (tra conti correnti, polizze, fondi di investimen­to) per un totale di un milione e 600 mila euro. Calabrò, 52 anni, è di Montebello Ionico, nel reggino. Per lungo tempo gli investigat­ori non erano riusciti a dare un nome al suo volto, ribattezza­ndolo «Ignoto 23». Perché Calabrò era uno dei personaggi della cupola ‘ndrangheti­sta lombarda che aveva preso parte a due summit mafiosi, tenutisi tra il 2008 e il 2009 al centro «Falcone e Borsellino» di Paderno Dugnano, e al ristorante «il Palio» di Legnano. L’ultimo partecipan­te che venne identifica­to. Prima del 2008, Calabrò era sconosciut­o al Fisco. Negli ultimi nove anni ha dichiarato redditi annui tra gli 800 e i sedicimila euro al massimo.

Ma scavando a fondo, i carabinier­i hanno scoperto che l’uomo disponeva di garage, negozi, cantine e un locale in cui è attualment­e attivo un ristorante. Beni in larga parte intestati alla moglie 42enne. Su un libretto postale della donna, è risultato anche il deposito di un assegno da 50 mila euro firmato da Saverio Moscato, dell’omonima famiglia che comandava la «locale» di Desio, fino al blitz dell’operazione Infinito del 2010 Anche Rosario Sarcone, 49 anni, a fronte di dichiarazi­oni fiscali piuttosto modeste, disponeva di titoli e liquidità per 400 mila euro.

Gli investigat­ori hanno parlato di una certa «scaltrezza e competenza» negli investimen­ti finanziari. Nell’inchiesta Dedalo, Sarcone non è indagato per mafia, ma proviene da famiglia criminale. Il padre Salvatore venne ucciso nel 1989 a Rho, come punizione per aver rapinato una banca in Calabria nello stesso anno, senza aver chiesto il permesso ai boss locali.

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Il vertice Fortunato Calabrò era uno dei personaggi della cupola ‘ndrangheti­sta lombarda che aveva preso parte a due summit mafiosi ( nella foto agli atti dell’inchiesta), tenutisi tra il 2008 e il 2009, al centro «Falcone e Borsellino» — un circolo...

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