«Ho sbagliato a picchiare il capotreno Mio figlio trattato come un oggetto»
Cremona, parla l’uomo che martedì ha aggredito il ferroviere: ho perso la testa, chiedo scusa
Il suo locale non è lontano dalla stazione dove è esplosa la violenza. «Ho sbagliato, sono pentito. Ma quando ho saputo che mio figlio era stato trattato male, non ci ho visto più». Andrea Pistoia, 36 anni, nato a Palermo e dal 2011 trasferitosi a Cremona, in una villetta fuori città, è il pizzaiolo che martedì ha aggredito a calci e pugni un capotreno per vendicarsi del fatto che, secondo il racconto della madre, al figlio di 10 anni, disabile, sarebbe stato impedito di salire sul convoglio regionale 2661 da Milano Centrale (18.20) a Mantova (20.19), via Cremona.
«Il mio primogenito non è morto per miracolo in un incidente stradale, ma ha riportato la lesione al midollo, non può più camminare e si muove sulla carrozzella. Siamo venuti al Nord per consentire ai medici migliori di curarlo e già, rispetto al passato, ci sono i primi risultati positivi, ma dovrà essere ricoverato di nuovo», premette il papà. Nei giorni scorsi il bambino, che gioca in una squadra di tennisti diversamente abili, era stato invitato, con la mamma e il fratellino di 8 anni, a Roma, per seguire una manifestazione sportiva al Foro Italico. L’altro ieri il rientro a casa. «Il treno da Roma era in ritardo di 15 minuti e mia moglie, arrivata al binario per Cremona, ha chiesto al ferroviere se fosse quello giusto. Lui le ha risposto: lo vada a controllare al cartellone. E così ha fatto. Al ritorno, ha trovato le porte chiuse e, disperata, si è messa a piangere. Alla fine il capotreno l’ha fatta salire ma se n’è andato. Lei e i miei due bambini sono stati lasciati, con la carrozzina, nello spazio tra uno scompartimento e l’altro con il rischio che le porte si aprissero e mio figlio cadesse giù » . Durante il viaggio la donna ha chiamato il marito. «Mi ha telefonato tre volte per raccontare l’accaduto e mi ha mandato le fotografie di loro vicino alla porta del treno. Mi ha detto: guarda come siamo conciati, vieni a prenderci, devi sporgere denuncia alla polizia».
Alle 19.30 di martedì Pistoia ha chiuso in fretta e furia la pizzeria ed è piombato in stazione, sulla banchina del binario 1. «Appena ho visto mio figlio scendere sconvolto dalla carrozza dopo essere stato trattato come un sacco di patate, non ho capito più nulla, nella mia testa si è azzerato tutto. Non ce l’ho fatta a fermarmi, sono corso verso il capotreno, che mi aspettava. Gli ho dato un calcio e un pugno facendolo cadere. La mia disperazione l’ho sfogata in questo modo, è stato un attimo di ordinaria follia. Ho sbagliato, lo ammetto. Mi sono vergognato davanti ai miei figli perché con le mani alzate non si va da nessuna parte. Vorrei chiedere scusa a quell’uomo per il mio gesto che non dovevo compiere, non c’è dubbio. Ma non per il resto».
Il capotreno aggredito, R. V., 54 anni, residente a Sesto San Giovanni (Milano), è stato medicato al pronto soccorso: per lui trauma cranico e prognosi di 7 giorni.
La ricostruzione di Trenord è diversa da quella dell’aggressore. «Una passeggera con il figlio disabile è arrivata di corsa al binario quando le porte stavano per chiudersi — replica l’azienda —. La cliente ha impedito la chiusura delle porte, trattenendole. La porta si è riaperta ed è intervenuto il capotreno, che ha accolto a bordo i viaggiatori. Dopo aver fatto presente alla signora l’irregolarità del suo comportamento ai fini della sicurezza, il nostro addetto — aggiunge Trenord — si è prodigato per ottenere il trasferimento da un binario non accessibile, dove il treno avrebbe dovuto arrivare a Cremon a , a u n o a c c e s s i b i l e , adeguato per la discesa di carrozzine. Il bambino non è stato trattato male ma messo in una zona del convoglio adatta per il viaggio in sicurezza. A Cremona, il capotreno è stato selvaggiamente aggredito da un uomo, che ha continuato a colpirlo anche dopo averlo fatto cadere a terra». Indagano i carabinieri: nei confronti del pizzaiolo non sono ancora stati presi provvedimenti, le indagini proseguono.
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