LA TENSIONE SCENDA DAL TRENO
Cinquecento e passa euro di multa dovranno forse pagare i pendolari scesi dal treno rimasto fermo per un guasto tra Pregnana e Rho. Si capisce la loro rabbia per le carrozze superaffollate (il convoglio precedente era stato cancellato) e per il gran caldo, e si capisce anche l’esasperazione per l’ennesimo ritardo con il quale giungono alla meta. E in più, forse toccherà loro pagare la pesante contravvenzione. Però scendendo dal treno e avviandosi lungo il sentierino che costeggia i binari, non solo hanno messo in pericolo se stessi, ma hanno anche provocato un ulteriore ritardo al disgraziatissimo treno e ai rimanenti suoi viaggiatori per aver impedito con la loro presenza lungo le rotaie che venisse tempestivamente trascinato da un altro convoglio. Doppia la rabbia per i pendolari coinvolti nell’ennesimo disguido, dei quali quotidianamente sentiamo le disavventure; disavventure che, a quanto pare, il personale di bordo ampiamente condivide, visto che capitreno e controllori quasi altrettanto quotidianamente vengono sfottuti, aggrediti, picchiati, di tanto in tanto finendo anche all’ospedale. Non è l’inferno, però di questo passo viaggiare sui treni dei pendolari lo potrebbe diventare. Prima di arrivarci è urgente che si prendano provvedimenti «a monte», come si usa dire, per assicurare efficienza e sicurezza dei convogli e, per chi vi sale a bordo, se benessere è chiedere troppo, che almeno sia non malessere.