Un collega incastra il «foreign fighter» della cellula di Erba
Le confidenze raccolte da un agente infiltrato
Nell’aprile dello scorso anno, Ayoub Chaddad, 41enne siriano residente a Ponte Lambro, vicino a Erba (Como), ha firmato un contratto di lavoro di tre mesi in un centro di smistamento di Crespellano, nel Bolognese. Addetto al magazzino di un noto corriere. Un’assunzione preparata a tavolino dai militari delle Fiamme gialle, con i servizi di sicurezza nazionali, che stavano indagando sul siriano, conosciuto come «Abou Ahmad» e ritenuto uno degli elementi di spicco dell’organizzazione di presunti finanziatori di gruppi terroristici di matrice islamica, in particolare vicini all’organizzazione Al Nusra, smantellata ieri con l’esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare.
Pochi giorni prima, nello stesso magazzino aveva iniziato a «lavorare» un agente sotto copertura, un infiltrato che avrebbe dovuto conquistare la fiducia del siriano e smascherare i suoi contatti con i gruppi terroristici. Operazione perfettamente riuscita, stando agli atti dell’indagine che ha portato in carcere Ayoub Chaddad e altre nove persone, tra le quali altri quattro comaschi. E risultano residenti in provincia di Como, in particolare nel Triangolo Lariano, anche otto tra i diciassette indagati a piede libero. Chaddad, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, aveva un passato da foreign fighter ed era in costante collegamento con i combattenti impegnati nel conflitto siriano. Contatti effettivamente accertati dall’agente infiltrato, che è riuscito a farsi rivelare dal «collega» i trascorsi come combattente e i legami con la Siria.
Parlando con l’agente, Ayoub ha rivelato di «aver partecipato direttamente al conflitto siriano e di conoscerlo molto bene» e anche di avere «un fratello a capo di una falange del Daesh». Il 41enne, nato in Siria, ha precisato di aver «combattuto per ben quattro anni negli schieramenti di Jubhat Al Nusra» e anche «di essere stato arrestato dalle milizie Hezbollah e di aver trascorso otto mesi in reclusione in una cella che era grande soltanto un metro quadrato».
Grazie al lavoro dell’agente sotto copertura sarebbe emersa chiaramente anche la disponibilità di Abou Ahmad a «effettuare trasferimenti di denaro in Siria a sostegno della causa antigovernativa, anche a favore dei gruppi armati di orientamento jihadista e con finalità terroristiche».
In più occasioni, il siriano si è spinto anche a chiedere soldi al «collega» con cui era entrato in confidenza, assicurandogli che in futuro avrebbe restituito tutti i prestiti ottenuti. Per gli inquirenti, il 41enne è «il collettore e depositario delle somme raccolte con il sistema hawala» e avrebbe raccolto migliaia di euro da inviare nella zona libanese di Arsal sul fronte del
In arresto Il siriano ha ammesso di trasferire denaro e di avere un passato da combattente
conflitto civile siriano.
La comunità dei siriani residenti nel Comasco era già finita sotto inchiesta nel 2016. La Procura del capoluogo, con l’operazione che era stata intitolata «Balkanica», aveva portato alla luce un’attività organizzata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con servizi di trasporto verso il Nord Europa di migranti. Tra i vertici figurava Subhi Chdid, 40enne residente a Ponte Lambro, tra gli arrestati di ieri, accusato anche di finanziamento ai gruppi terroristici. A Chdid viene contestato anche il reato di autoriciclaggio. Per gli inquirenti, oltre a pensare a finanziare i terroristi, si occupava anche di se stesso e del suo personale tornaconto. Parte del denaro trasferito in Turchia sarebbe stato infatti utilizzato per comprare e avviare un forno.