Corriere della Sera (Milano)

«Erano sfrattati: scoppio doloso»

- Di A. Camurani

Lo scoppio dell’appartamen­to al piano terra della palazzina di Rescaldina crollata lo scorso 31 marzo sarebbe da imputarsi ad un’imponente fuga di gas, presumibil­mente dolosa. Per questo la Procura della Repubblica di Busto Arsizio aveva iscritto da subito nel registro degli indagati i coniugi Alessandro Saverio Sidella e Maria Cristina Segreto. La conferma arriva dagli inquirenti che indagano per strage, e la pista su cui i magistrati si stanno muovendo è quella delle condizioni economiche della famiglia, che avrebbe ricevuto uno sfratto nei giorni precedenti la tragedia. Le prime perizie degli esperti chiamati ad effettuare rilievi e sopralluog­hi sull’immobile sventrato non escludevan­o difatti «l’agire umano» quale causa del crollo. Resta da stabilire cosa abbia innescato la deflagrazi­one in quell’ambiente saturo di gas. Saverio Sidella, 45 anni, sergente maggiore dell’esercito in forza ai reparti Nato di Solbiate Olona, nel Varesotto, è morto in seguito alle lesioni dopo il ricovero al reparto grandi ustionati dell’ospedale di Niguarda; la moglie e i due figli sono rimasti feriti. In tutto nel disastro finirono all’ospedale quattro adulti e quattro bambini. Il palazzo è stato dissequest­rato, ma rimane ancora inagibile, come confermano dal Comune: lo stabile è di proprietà di un privato, e tutte famiglie residenti sono in affitto e oggi restano ospitate da amici e parenti. Il sindaco Michele Cattaneo non commenta la notizia delle indagini ma si limita ad affermare che «la città vuole bene alla famiglia Sidella. Ambedue partecipav­ano alla vita della comunità, e Saverio faceva l’arbitro nelle partite di calcio dell’oratorio».

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