I pompieri della strage (49 anni dopo)
Piazza Fontana, oggi raduno dei soccorritori: usciti per un guasto, scoprimmo l’inferno
«Esplosione alla Banca nazionale dell’agricoltura, piazza Fontana, sembra una roba grossa», dissero dalla centrale. «Ci ritrovammo a raccogliere resti e brandelli di carne umana. Non era stato un incidente, c’era la mano dell’uomo». Diciassette morti, 88 feriti, terrorismo. Storia d’Italia. I pompieri che intervennero allora erano tutti ragazzi di vent’anni. Oggi, a 70 anni, si riuniranno in città.
«Sarà esplosa un’altra caldaia», pensarono. Perché questo succedeva, di norma, nella Milano di fine Anni 60. Epoca della prima legge anti smog. Obbligo di passaggio al gasolio. «Gli operai lavoravano sulle vecchie caldaie, le tagliavano e le smontavano per la rimozione, con la fiamma capitava che l’olio si surriscaldasse, così spesso si incendiavano, o esplodevano. Erano gli interventi più ricorrenti, quasi una routine». E così partirono da via Messina anche il 12 dicembre 1969, ore 16.37. «Esplosione alla Banca nazionale dell’agricoltura, piazza Fontana, sembra una roba grossa», dissero dalla centrale. «Ci ritrovammo a raccogliere resti e brandelli di carne umana. E scoprimmo presto che non era stato un incidente, non c’entrava una caldaia. Dietro il disastro c’era la mano dell’uomo». Diciassette morti, 88 feriti, terrorismo. Sarebbe diventata Storia, quella data. Storia d’Italia. E insieme, da allora, indelebile, storia personale: umana, e in qualche modo fondativa, per le esistenze di tutti i pompieri che intervennero. Erano tutti ragazzi di 22, 23, 24 anni. E oggi che tutti hanno passato i 70, si riuniranno a Milano, per una foto nella caserma di via Messina, dove vive ancora l’anima profonda dei pompieri italiani.
Sono passati 49 anni. Il loro anniversario, questi quaranta e passa «ragazzi del ’69», l’hanno anticipato di un anno rispetto al cinquantenario della strage. «Perché l’età avanza, qualcuno dei nostri già non c’è più, qualcuno non sta bene, e allora abbiamo deciso così, per poterci essere tutti», raccontava al Corriere ieri pomeriggio Piero Moscardini, in viva voce dal telefono dell’auto, con due colleghi in macchina, durante il viaggio in autostrada per salire a Milano. Moscardini ha 71 anni; partito dalla «Scuola» dei pompieri di via Messina, è l’uomo che di fatto ha creato il Dipartimento della protezione civile nel 1982, e nella sua carriera ha partecipaMilano to ai soccorsi in tutte le grandi tragedie italiane e internazionali; i terremoti dall’Irpinia (1980) all’Abruzzo (2009), le alluvioni dalla Valtellina (1983) alla Campania (Sarno/Salerno, 1988), fino alle missioni governative umanitarie in giro per il mondo (terremoti in Iran, Pakistan, Turchia, fino allo tsunami in Sri Lanka del 2004). I pompieri di piazza Fontana li ha ricontattati lui con il passa parola: «È bastata una telefonata». «Ragazzi, ci si incontra tutti a Milano, e portatevi una fotografia dell’epoca, così ci riconosciamo». Arrivano da Roma, Napoli, Mantova, Macerata.
L’Italia nel 1969 scopriva la strategia della tensione, il terrore. «Noi, per il nostro lavoro, arrivammo a toccare con le mani quella violenza. E questo ti resta dentro per sempre». Il disastro che entra nelle esistenze dei soccorritori e segna le loro vite. Salda il senso di appartenenza. L’orgoglio dell’essere pompiere. La fierezza del servizio. Quarantanove anni dopo, «rivedersi sarà una grande emozione. Nel cortile di via Messina ci sarà da piangere». E anche sorridere. Molti, da quel tempo, non si sono più rivisti.
«è stata, ed è ancora, una fucina, una altissima scuola di formazione». Il pompiere nel 1969 guadagnava 68 mila lire al mese, meno di un metalmeccanico appena assunto. Il vigile del fuoco negli Anni 70, dopo piazza Fontana, sapeva che ogni chiamata d’emergenza poteva riportarlo dentro eventi storici. Le bombe. Gli incendi nelle grandi industrie, la Pirelli, l’Alemagna, la Motta. I sopralluoghi con la scala aerea in questura, per le simulazioni di caduta durante l’istruttoria per la morte dell’anarchico Pinelli. E poi, nel giorno libero, gli straordinari