Scisma del vino: via dal consorzio
Protesta dei piccoli: bloccato il rinnovamento
Scisma del vino nel Pavese: 14 aziende hanno ufficializzato l’uscita dal Consorzio. Rappresentano il 15 per cento della produzione della zona. Il direttore: «È il momento più doloroso».
«Distretto dell’Oltrepo pavese». L’unità di intenti qui, terza area di produzione vinicola in Italia, è sempre stata complicata: ma è lo stesso Bottiroli a essere critico con il palazzo: «Quanto accaduto — dice al Corriere — interroga i piani alti del ministero. Tanto produci, tanto corrispondi per vigilanza e valorizzazione, tanto voti. È un modello imposto che crea una divaricazione profonda laddove ci siano tipologie di aziende eterogenee o molte piccole imprese familiari accanto a grandi realtà». Se la coabitazione è complicata c’è però un accordo sul destinatario della protesta.
Il primo effetto dell0 scisma sarà la perdita della qualifica «erga omnes» del Consorzio, che gli assegnava il ruolo di controllo e vigilanza delle produzioni, anche sulle aziende non socie. Da qui la perdita del contributo che metterà in discussione l’assetto del Consorzio. Le diplomazie sono al lavoro: «Forse da un problema — continua Bottiroli — può nascere l’opportunità di ripartire, nel rispetto delle identità dei vari modelli aziendali in campo». Sarà complicato, perché altre 6 aziende sono date in uscita oltre alle 14 che lo hanno già comunicato. Nei prossimi giorni si insedierà il nuovo cda dell’ente. Non è stata ancora fissata una data per la nomina di presidente (che sostituirà Michele Rossetti), vicepresidenti, consiglieri e collegio sindacale.