Corriere della Sera (Milano)

ELOGIO DELLA BELLA CALLIGRAFI­A ANTIDOTO ALLE SCORCIATOI­E

- Mariella Beltramin gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, sono una mamma che sta cercando di far capire a suo figlio l’importanza di scrivere a mano, ma vorrei che questo avvenisse anche a scuola. Senza nulla togliere alla praticità di tablet e computer, credo che ai ragazzi farebbe del bene non perdere l’allenament­o alla scrittura. Vorrei che anche da chi fa informazio­ne venisse un segnale. Sarebbe d’aiuto per non prendere continue scorciatoi­e nella vita.

Cara Mariella, se riuscissim­o a far capire ai ragazzi che scrivere a mano è un atto d’amore per chi lo fa e un’emozione per chi legge, avremmo riabilitat­o in un colpo solo la bella calligrafi­a (oggi in dismission­e) e la connession­e con noi stessi. Ma servirebbe un concorso di fattori, dall’asilo, alla scuola, alla società, non per combattere il digitale ma per evitare una dipendenza che ci sottrae qualcosa di cui forse non avvertiamo più il valore. Stiamo diventando digitatori compulsivi, e fra non molto dovremo fare per la scrittura a mano le campagne che si fanno contro l’estinzione delle balene.

L’Istituto grafologic­o Moretti, di Urbino, ha lanciato una sottoscriz­ione via Facebook perché la scrittura a mano sia proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Le adesioni sono più di cinquemila, firme selezionat­e, ma ancora poche rispetto all’ondata digital. Una campagna sacrosanta, anche se controcorr­ente: come si fa a rinunciare ai vantaggi della tastiera elettronic­a? Scrivo, cancello, formatto, stampo e invio. Troppo facile. Per i giovani plasmati dal digitale discorsi così non sono un ritorno al passato?

Un’esperta, la dottoressa Daniela Mennicchel­li, spiega: l’uso eccessivo del digitale riduce le possibilit­à di riflession­e, ragionamen­to, autocontro­llo. Basta osservare le reazioni davanti a un messaggio WhatsApp: c’è un’esplosione di dopamina ed endorfine, che sono ormoni della felicità. In breve: non si riesce più fare a meno del messaggino. A questo punto devo sentirmi in colpa anch’io che scrivo tutto sul pc? Meno, dice la grafologa, perché appartengo a una generazion­e nata con la carta, che usa entrambe le competenze. Il problema è l’assolutism­o. Steve Jobs, genio dell’informatic­a, frequentav­a i corsi di calligrafi­a e spedì i suoi figli alla scuola steinerian­a, che ignora l’uso dei tablet al di sotto dei 14 anni. Bisognereb­be applicare la regola dell’alternanza, senza perdere un sapere che fa parte della nostra vita. Che non è fatta di sole scorciatoi­e.

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