ELOGIO DELLA BELLA CALLIGRAFIA ANTIDOTO ALLE SCORCIATOIE
Caro Schiavi, sono una mamma che sta cercando di far capire a suo figlio l’importanza di scrivere a mano, ma vorrei che questo avvenisse anche a scuola. Senza nulla togliere alla praticità di tablet e computer, credo che ai ragazzi farebbe del bene non perdere l’allenamento alla scrittura. Vorrei che anche da chi fa informazione venisse un segnale. Sarebbe d’aiuto per non prendere continue scorciatoie nella vita.
Cara Mariella, se riuscissimo a far capire ai ragazzi che scrivere a mano è un atto d’amore per chi lo fa e un’emozione per chi legge, avremmo riabilitato in un colpo solo la bella calligrafia (oggi in dismissione) e la connessione con noi stessi. Ma servirebbe un concorso di fattori, dall’asilo, alla scuola, alla società, non per combattere il digitale ma per evitare una dipendenza che ci sottrae qualcosa di cui forse non avvertiamo più il valore. Stiamo diventando digitatori compulsivi, e fra non molto dovremo fare per la scrittura a mano le campagne che si fanno contro l’estinzione delle balene.
L’Istituto grafologico Moretti, di Urbino, ha lanciato una sottoscrizione via Facebook perché la scrittura a mano sia proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Le adesioni sono più di cinquemila, firme selezionate, ma ancora poche rispetto all’ondata digital. Una campagna sacrosanta, anche se controcorrente: come si fa a rinunciare ai vantaggi della tastiera elettronica? Scrivo, cancello, formatto, stampo e invio. Troppo facile. Per i giovani plasmati dal digitale discorsi così non sono un ritorno al passato?
Un’esperta, la dottoressa Daniela Mennicchelli, spiega: l’uso eccessivo del digitale riduce le possibilità di riflessione, ragionamento, autocontrollo. Basta osservare le reazioni davanti a un messaggio WhatsApp: c’è un’esplosione di dopamina ed endorfine, che sono ormoni della felicità. In breve: non si riesce più fare a meno del messaggino. A questo punto devo sentirmi in colpa anch’io che scrivo tutto sul pc? Meno, dice la grafologa, perché appartengo a una generazione nata con la carta, che usa entrambe le competenze. Il problema è l’assolutismo. Steve Jobs, genio dell’informatica, frequentava i corsi di calligrafia e spedì i suoi figli alla scuola steineriana, che ignora l’uso dei tablet al di sotto dei 14 anni. Bisognerebbe applicare la regola dell’alternanza, senza perdere un sapere che fa parte della nostra vita. Che non è fatta di sole scorciatoie.